Cultura

Enea – Una tragica storia romana

TORONTO – “Enea” di Pietro Castellitto potrebbe essere interpretato come un’allusione sovversiva al poema di Virgilio Eneide, ma ambientato nella Roma moderna. Il personaggio del titolo del film (Enea) è un giovane che viaggia attraverso il decadente mondo sotterraneo della città nel tentativo di affermarsi, ma inizia la sua storia dove finisce quella di Virgilio. In contrasto con l’Enea di Virgilio che risorge dalle ceneri di Troia, l’Enea di Castellitto si ritrova a consumarsi in un mondo che sembra destinato a crollare.

La fotografia del film è a volte ipnotica, altamente [e volutamente] stilizzata ed è un tentativo significativo di catturare Roma attraverso punti di vista unici, che vanno dalle riprese aeree a quelle sfocate e riflesse attraverso vetri e specchi. L’unica traccia di rovine deriva dal dipanarsi delle vite all’interno della cerchia di Enea. Castellitto dipinge una Roma dal nuovo aspetto i cui abitanti lottano per essere all’altezza della grande eredità della città.

Forse essendo originario di Roma, Castellitto sta riflettendo su cosa significhi vivere all’ombra dell’antica Roma. Valentino, l’amico pilota appena patentato di Enea, quando gli viene chiesto quale sia il suo scopo, illustra al meglio questo sentimento: “Roma sembra un campo di concentramento dal cielo. Sembra così piccolo che potrei prenderlo in mano. Questo è il mio scopo”.

“Enea” si apre con una conversazione sulla speranza e di conseguenza sullo scopo, che funge da trampolino di lancio verso due ore colorate e caotiche. Enea è una figura simile a Gatsby, anche se a differenza di Gatsby è nato nel privilegio. Ha fascino e intelligenza sufficienti per creare un impero, ma non ha l’ambizione e il desiderio di farlo attraverso canali onesti.

Castellitto abbandona una trama rigida, preferendo invece intrecciare e intersecare le vite nel mondo di Enea, ognuna contribuendo al proprio destino e ognuna nascondendo i propri segreti e disperazioni. Suo padre, uno psichiatra problematico, sua madre una presentatrice televisiva depressa, un fratello con uno sviluppo arrestato e un amico senza genitori. “Enea” è la storia di un uomo disconnesso dalla società, dalla sua famiglia e dalle conseguenze delle sue azioni, ma sulla strada verso la rovina scopre uno scopo – attraverso una donna.

Il lavoro di Castellitto come scrittore/regista è encomiabile anche se non del tutto adatto a un pubblico generale. La sua macchina da presa serpeggiante rivela i personaggi e i loro ambienti in modi insospettabili, a volte sconcertanti ma allo stesso tempo astuti e simbolici. Il film è stratificato sia in termini di storia che di artigianato, e soprattutto imprime un’immagine duratura dell’esperienza visiva. È una Roma raramente rappresentata nel cinema.

Pietro Castellitto: “Mi piacciono i film moralmente imprevedibili, e per realizzarli a volte devi seguire l’inerzia della vita che può insegnarti molto. La vita, se la guardiamo in faccia, a volte può offrire suggestioni sorprendenti”. Non c’è da meravigliarsi che abbia scritto un personaggio che fa il contrario. Un invito, forse, per lo spettatore, a risorgere dalle ceneri di Enea.

Massimo Volpe, autore di questa recensione, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix

 

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