Basta pronunciare il nome Eduardo e tutti sanno a chi ci stiamo riferendo, non c’è assolutamente bisogno di aggiungere De Filippo. Attore di teatro prima che di cinema, scrittore, drammaturgo e poeta. Ma non tutti sanno che il grande Eduardo era anche un appassionato intenditore di cucina oltre che un eccellente cuoco.
Dal ‘’raù’’, il ragù napoletano, nella commedia ‘’Sabato, domenica e lunedì’’, al piatto simbolo partenopeo legato al suo stesso nome, ‘’spaghetti a vongole fujute’’, il piatto della cucina povera di Napoli inventato dallo stesso Eduardo, dovremmo dire finta napoletana poiché, in realtà, le vongole non erano scappate ma non c’erano mai state perché costavano troppo.
Siamo alla fine della seconda guerra mondiale, in teatro a fine recita, c’erano solo gli spaghetti, dell’aglio, il pomodoro e un mazzo di prezzemolo ed il nostro inventò, appunto, gli spaghetti alle vongole fujute.
Una volta, a casa sua, li preparò per la sua compagnia teatrale, molto saporiti e sommersi da un aroma fortissimo di prezzemolo ma così buoni che tutti avevano davvero l’impressione di stare mangiando della pasta con le vongole.
L’unica cosa certa è che questa ricetta nacque dall’incredibile arte dell’arrangiarsi dei napoletani e dall’indigenza di molte famiglie che non permetteva loro l’acquisto di questi saporiti frutti di mare.
L’ingegno di chi non aveva la possibilità di acquistare le vongole ci regala un ultimo aneddoto: pare che un tempo, insieme all’aglio e al prezzemolo, si facessero soffriggere in padella anche delle piccole pietre raccolte sulla spiaggia, riuscendo così ad ottenere un perfetto aroma marino anche senza usare del pesce.
E poi, nelle sue commedie, oltre a quelli già citati, ricorrono sempre dei piatti, come la frittata di cipolle (‘’Natale in casa Cupiello’’) o anche il caffè napoletano (‘’Questi fantasmi’’).
Ma quello a cui era più affezionato, soprattutto perché legato affettuosamente al ricordo dell’ amatissima nonna Concetta, rimane sempre la merenda che, appunto, la sua cara nonna soleva preparargli: una fetta di pane tostato con un po’ di ‘nzogna, lo strutto, zucchero e cannella, che poi, più avanti negli anni, in tempi di bando dello strutto, dei grassi, di diete e quant’altro, alle varie affermazioni che la sugna faceva male, ebbe a dire: ‘’Mò dicono che la sugna fa male al fegato…..’na fesseria! A quest’ora sarei morto se fosse vero!’’.
Alex Ziccarelli