Cultura

Il produttore Maserati vuole il vero cinema italiano

TORONTO – Il produttore cinematografico italiano Andrea Iervolino ha appena annunciato che la star di 365 giorni Michele Morrone si unirà al cast del suo nuovo film Maserati: The Brothers, insieme alla leggenda del cinema Anthony Hopkins. Morrone interpreterà Alfieri Maserati, il membro fondatore dell’azienda (stabilita nel 1914), a cui si sarebbero poi uniti i suoi fratelli Bindo, Ettore ed Ernesto. Il film segue la famiglia dietro l’auto sportiva/di lusso ad alte prestazioni, forse la meno conosciuta tra i suoi rivali se si considerano marchi come Jaguar, Aston Martin, Porsche, Audi o Mercedes.

Curiosamente, Hopkins è un appassionato collezionista di auto e possiede una flotta di classici, alcuni dei quali acquistati da vari set cinematografici nel corso della sua carriera, come l’Aston Martin DB5 del 1965, che è stata protagonista del film di James Bond Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono). Ancora più importante, la leggenda della recitazione gallese possiede anche uno dei modelli più importanti della Maserati, la Maserati Quattroporte del 2010, e interpreterà un finanziere italiano che finanzia i fratelli Maserati.

Insieme all’annuncio del film, Iervolino ha incluso una dichiarazione di intenti, il tipo di dichiarazione che sottolinea una verità ovvia con una soluzione meno ovvia: “Sono profondamente impegnato a promuovere gli attori italiani in tutto il mondo e affidare a Michele Morrone un ruolo così importante è un passo avanti verso questo obiettivo”, ha affermato Iervolino. “Promuovendo questo talento, possiamo accelerare l’internazionalizzazione del cinema italiano, trasformandolo infine in una vera e propria industria con un riconoscimento mondiale”. Un sentimento entusiasmante, ma la premessa è un po’ confusa.

Il cinema italiano è già una “vera industria” con un riconoscimento mondiale. Il cinema italiano è, ed è stato per decenni, fruito a livello internazionale. Storicamente, la sua influenza sul cinema globale, sia attraverso il suo movimento neorealista e registi come Fellini o tramite le sue star globali come Loren, è stata a lungo un punto di riferimento per registi e cineasti di tutto il mondo. Per non parlare dell’influenza italo-americana all’interno del sistema degli Hollywood Studio.

Ma forse è proprio questa eredità a essere stata l’albatros intorno al collo dell’Italia, che Iervolino presumibilmente sta sottolineando. Perché il cinema italiano [secondo Iervolino] non ha mantenuto la sua influenza storica?

Secondo l’Italic Institute of America e uno studio che ha esaminato 1.512 rappresentazioni di italiani dal 1914 al 2014 (in film americani), il 68,5% dei film esaminati ha dipinto “un atteggiamento negativo verso gli italo-americani e la cultura italiana in generale”. È una raccolta di informazioni interessante e in qualche modo utile, ma non è del tutto priva di pregiudizi. Supponendo che ci sia un programma consapevole o inconsapevole contro gli italiani [o qualsiasi gruppo] può portare ad alcune affermazioni confuse sulla forma d’arte e sulle persone che ci sono dietro.

Invece, ciò di cui c’è bisogno sono finanziatori e produttori coraggiosi – e Iervolino sembra farsi avanti qui – per raccontare storie significative sull’Italia e la sua gente. E preferibilmente senza cercare di “internazionalizzare” ciò che è già un prodotto molto apprezzato. Se vogliamo un’industria cinematografica italiana più grande, perché non investire principalmente nel talento e nelle storie italiane? Ciò che era “Made in Italy” non è mai dipeso da ciò che piaceva ai consumatori internazionali. Si è sempre trattato di artigianato di alta qualità. Questo è il primo passo.

Nelle foto: Mario, Ernesto, Ettore e Bindo Maserati; Michele Morrone ed Anthony Hopkins (foto per gentile concessione di Getty Images)

Massimo Volpe, autore di questa recensione, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix

 

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