TORONTO – “Ritengo fondamentale che venga ripristinato il Ministero per gli Italiani nel Mondo e che vengano riformati i consolati. Se manca un Ministero di riferimento – la Farnesina non basta – e senza strutture di base efficienti, i servizi come li organizzo? Come li erogo?”.
Andrea Di Giuseppe (nella foto sopra) è il capolista della coalizione di centrodestra per la Camera dei Deputati, ripartizione Nord e Centro America. Imprenditore di successo, residente negli Stati Uniti, dal 2021 è anche presidente del Comites di Miami. In un’intervista concessa al Corriere Canadese ha presentato la sua piattaforma programmatica in vista del voto.
Come sta andando questa campagna elettorale?
“Una premessa. Quanto accade nella nostra circoscrizione, dove si discute di programmi e di come attuarli, è profondamente diverso da quello che vediamo in Italia, dove la sinistra ha urlato per settimane contro la destra paventando un ritorno al fascismo in caso di vittoria di Fratelli d’Italia. Vedendo che questo argomento non faceva presa e approfittando della notizia che la Russia avrebbe trasferito segretamente 300 milioni di dollari a partiti politici di una ventina di nazioni, Pd e M5S hanno chiesto di fare chiarezza prima del voto, auspicando addirittura un intervento del Copasir senza che ci sia stato un solo accenno all’Italia da parte di chi ha portato alla luce questo caso . Fare allusioni è un fatto gravissimo. Il presidente del Copasir Adolfo Urso, durante un webinar al quale ero presente, ha espressamente detto che non ci sono notizie che riguardano il nostro paese. Le persone per fortuna non sono stupide e vogliono sentire progetti, idee, obiettivi, non discutere di minacce fantasma e accuse basate su non si sa cosa. La mia campagna elettorale, che poggia su progetti e il contatto con la gente, sta dando un grande riscontro: una parte della nostra comunità si sente finalmente coinvolta, sta ritrovando fiducia nella politica ed è tornata a interessarsene. Rispondo a tutti, da chi critica in maniera costruttiva a chi mi sostiene: il dialogo prima di tutto. Mi sono trasferito oltreoceano da oltre venti anni e conosco i problemi degli italiani, che si rispecchiano nelle mie idee e nel mio programma, che offre quello che gli serve; inoltre, sono un imprenditore e quando indico un obiettivo spiego come intendo raggiungerlo, traccio una via; altri, invece, ripetono da anni le stesse cose, magari cambiando casacca: bravi a riciclare loro stessi e un programma che è sempre lo stesso perché non viene mai realizzato”.
Come risolvere il problema del riacquisto della cittadinanza?
“Lavorandoci per davvero. È una vita che ne sento parlare ma cosa è stato fatto? Niente. Avete visto cosa è accaduto quando pochi giorni fa ho depositato una querela alla Procura di Roma per le liste elettorali, comunicando in maniera professionale? I media hanno acceso i riflettori sul problema, la nostra comunità ha iniziato a protestare segnalando i ritardi nell’invio dei plichi e, vista la grande attenzione, alcuni Consolati hanno iniziato a svegliarsi. Ho in mente una grande campagna di comunicazione su questo tema, una serie di attività per denunciare questa grave situazione di molti miei connazionali, sensibilizzando l’opinione pubblica italiana e i media, e, soprattutto, coinvolgendo i parlamentari in prima persona, chiedendo a tutto l’arco parlamentare di prendere una posizione netta. E’ tempo di fare i fatti”.
Mi può indicare tre temi chiave della sua piattaforma programmatica?
“Assistenza sanitaria, promozione della cultura italiana e del Made in Italy, attraverso la creazione di scambi commerciali tra Nord e Centro America e Italia. Per realizzare questi obiettivi, così come per gli altri punti del mio programma, ritengo fondamentale che venga ripristinato il Ministero per gli Italiani nel Mondo e che vengano riformati i consolati. Se manca un Ministero di riferimento – la Farnesina non basta – e senza strutture di base efficienti, i servizi come li organizzo? Come li erogo?”.
Servizi consolari, quali potrebbero essere le riforme necessarie?
“A volte la vera rivoluzione sta nelle cose semplici. Ricordo i problemi che trovai al mio arrivo negli Stati Uniti e che non vorrei trovassero le persone che decideranno di trasferirsi in Nord o Centro America. Abbiamo tante strutture che erogano servizi differenti. Perché non mettere in un’unica location ICE, Camera di Commercio, Consolati e altri uffici? Risparmieremmo soldi dello Stato e daremmo alla gente modo di avere , in un’unica soluzione, quanto gli serve senza andare dal capo all’altro di una città o di uno Stato. Sia chiaro che non chiediamo semplicemente più sportelli ma anche più qualità e professionalità nell’erogare i servizi, migliorando la formazione del personale. Molti Consolati, poi, non rispondono al telefono. Vi sembra possibile? Questo è un disservizio. Non si può demandare tutto all’online, gli anziani che non hanno confidenza con le nuove tecnologie andrebbero aiutati ma restano tagliati fuori perché il mezzo per loro più pratico per comunicare risulta inutile”.
Copertura sanitaria per i viaggi in Italia e carta d’identità elettronica: riusciremo ad averle per i residenti della nostra circoscrizione?
“Lei mi pone questa domanda come se stessimo parlando di animali mitologici. Di sicuro per la nostra comunità i documenti e l’assistenza sanitaria sono una chimera ma questo accade perché nessuno si è mai dedicato al problema. Gli strumenti per erogare questi servizi ci sarebbero ma se la politica non si attiva… Ho deciso di entrare in politica per realizzare questi progetti e dare finalmente risposte alla nostra gente”.
Cosa fare per difendere e promuovere il Made in Italy?
“Partiamo dal concetto che bisogna tutelare i nostri marchi. Vi faccio l’esempio del Prosecco. In Nord America vendevano una versione rosè che in Italia non era in commercio, nemmeno esisteva. Per tutelarsi i produttori sapete cosa hanno fatto? Si sono mossi autonomamente e hanno dato vita a un Prosecco rosè che ora viene venduto in tutto il mondo. Rimane comunque il problema dei falsi e, in ogni caso, dovrebbe essere lo Stato a tutelare legalmente le sue eccellenze. Serve un ufficio che monitori tutti i falsi, le imitazioni e chi gioca sull’assonanza dei nomi: queste truffe vanno denunciate alle autorità. Per la promozione, invece, bisogna affrontare il problema in maniera manageriale. La partecipazione o l’ideazione di qualche fiera sono inutili se non si lavora a incontri B2B, senza coinvolgimento degli stakeholder, se non si mettono allo stesso tavolo domanda e offerta. Alla fine, molti di questi appuntamenti sembrano delle fiere dove compri un prodotto locale sottovuoto. L’impresa non si fa così”.
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