TORONTO – Sperare per il meglio ma prepararsi al peggio. Il governo canadese è intenzionato ad affrontare la sfida dei dazi doganali lanciata dal presidente eletto Donald Trump adottando la strategia del doppio binario.
Da un lato, infatti, il governo federale attiverà un piano da un miliardo di dollari per rafforzare i controlli alle frontiere che dividono il Canada dagli Stati Uniti, con la speranza quindi di venire incontro alle preoccupazione sollevate dal tycoon newyorchese.
Dall’altro, però, la strategia del doppio binario prevede l’immediata preparazione di un Piano B, nel caso in cui il futuro inquilino della Casa Bianca non sarà soddisfatto delle misure adottate dall’esecutivo di Ottawa per contrastare l’immigrazione clandestina e lo smercio di sostanze stupefacenti che, a suo dire, inondano il mercato illegale americano proprio a causa dei mancati controlli.
Sperare nel meglio, quindi, ma prepararsi al peggio. Ed è questo che ha cercato di spiegare ieri il primo ministro Justin Trudeau ai premier canadesi, durante il secondo meeting virtuale dall’inizio della crisi scatenata dalle minacce di Trump. I leader delle Province e dei Territori avevano chiesto al primo ministro un piano completo per fare fronte all’emergenza. Stando ai primissimi dettagli delle misure che saranno adottate, il Canada investirà pesantemente nella tecnologia, con l’acquisto tra l’altro di droni ed elicotteri per controllare il confine. Oltre a questo, sarà aumentato il personale deputato al controllo delle frontiere, con lo spostamento in loco di una parte del personale amministrativo della Canada Border Services Agency (CBSA) e della polizia federale (RCMP), mentre i premier hanno promesso di fare la loro parte mettendo a disposizione le singole polizie provinciali.
La strategia del doppio binario, però, prevede anche lo scenario peggiore, quello del via libera ai dazi doganali. Ecco allora che il governo canadese sta già lavorando sotto traccia a una serie di misure ritorsive in risposta alle tariffe volute da Trump. Che peraltro non sarebbero una novità.
Durante il suo primo mandato come presidente degli Stati Uniti, Trump nel 2018 ha scatenato una guerra commerciale durata quasi un anno, imponendo un dazio doganale del 25% sui prodotti siderurgici canadesi e del 10% sull’alluminio canadese.
In risposta, il Canada ha presentato una controtariffa del 25% su una lunga lista di prodotti americani in acciaio e alluminio, insieme a una sovrattassa del 10% su vari beni statunitensi, tra cui caffè, pasti preparati e sciroppo d’acero. Queste tariffe di ritorsione sono state infine revocate nel 2019 dopo che Canada, Stati Uniti e Messico hanno raggiunto un accordo che ha messo in naftalina il vecchio accordo di libero scambio Nafta e ha dato alla luce l’UMSCA.
Basterà tutto questo per evitare la scure di Trump, che secondo buona parte degli economisti potrebbe provocare una pesante recessione in Canada? Difficile fare previsioni, anche se a dire il vero i collaboratori del presidente eletto hanno già fatto sapere che i dazi doganali saranno comunque attivati i prossimo 20 gennaio, una decisione che poi sarà eventualmente rivista a seconda delle mosse del Canada e del Messico, destinato a subire lo stesso destino del nostro Paese.