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“Incognite Covid”,
a caccia di chiarezza

TORONTO – Omicron, la quinta variante del Covid, porta con sé tutta una serie di domande preoccupanti. È questa mutazione più trasmissibile, è in grado di causare malattie più gravi e gli attuali vaccini Covid-19 sono essi efficaci contro la variante Omicron? Gli esperti medici sostengono che la vaccinazione è il modo migliore per proteggersi dal Covid-19.

Paure e ansie crescono mentre il mondo attende maggiori informazioni sulla trasmissibilità di Omicron e sulla gravità di questa particolare variante. Gli scienziati di tutto il mondo continuano a studiare Omicron e potrebbero passare settimane prima che emergano risposte certe. Nel frattempo, gli esperti suggeriscono che i protocolli di sicurezza continui, combinati con la vaccinazione, potrebbero fornire protezione contro malattie gravi.

Prendere in considerazione ciò che già sappiamo può fornire alcuni spunti. Lo studio più completo, Confirmed cases of Covid-19 following vaccination in Ontario (il Rapporto), di Public Health Ontario, fornisce dati dettagliati sui contagi di Covid-19 avvenuti dopo la vaccinazione. Il Rapporto ha raccolto e analizzato i dati dal 14 dicembre 2020 al 14 novembre 2021.

Come riportato da Francesco Veronesi (26 novembre), in quel periodo di un anno, il Rapporto dell’Ontario indica che un totale di 11.154.162 individui sono stati completamente vaccinati. Ciò rappresenta circa il 76% degli abitanti dell’Ontario idonei che hanno ricevuto entrambe le dosi richieste di un vaccino Covid-19 autorizzato da Health Canada.

Di quel gruppo, 17.596 sono stati identificati come “casi di svolta”, avendo contratto il Covid-19 dopo essere stati completamente vaccinati. Il numero scende a soli 40 casi dopo il richiamo della terza dose.

In questo articolo, offriamo uno sguardo più da vicino ai dati del Rapporto per capire meglio qual è lo stato vaccinale di coloro che risultano positivi al Covid-19. Su 463.805 casi positivi confermati, la maggioranza, il 91,7% non era vaccinata. Solo l’8,3% di tutti i casi (38.242) era parzialmente vaccinato (avendo ricevuto la prima dose), completamente vaccinato o dopo la terza dose di richiamo.

Questo numero non include i quasi 20.000 individui che hanno iniziato la serie di vaccinazioni ma si trovano al di sotto del periodo di 14 giorni dopo la prima dose; pertanto, sono stati classificati come non ancora protetti. Rappresentano il 34% dei 58.311 casi confermati post-vaccinati di Covid-19 (vedi grafico 1, in alto).

Il tasso scende al 30% per quelli considerati completamente vaccinati. Nonostante l’alto tasso di immunizzazione, “possono verificarsi casi tra gli individui vaccinati a causa di una percentuale maggiore della popolazione vaccinata”, come affermato nel Rapporto.

Gli esperti medici fanno presente che i vaccini offrono un certo grado di protezione contro l’infezione e la gravità della malattia. Secondo il rapporto la ricerca suggerisce che l’efficacia del vaccino aumenta fino all’85% dopo la seconda dose. Ciò che appare ovvio è che il virus non discrimina chi sceglie di infettare.

Indipendentemente dall’età, dal sesso o dalle condizioni di salute, sembrerebbe che nessuno sia immune alle infezioni. Il numero di persone infette a seguito di entrambe le dosi di vaccino è significativamente inferiore rispetto ai non vaccinati, in tutte le fasce d’età (vedi grafico 2, qui sopra). Inoltre, c’erano meno infezioni nelle persone di età superiore ai 50 anni che erano state completamente vaccinate rispetto a quelle parzialmente protette con una dose.

Il prossimo articolo esaminerà più da vicino la gravità delle infezioni post vaccinazione e quelle che richiedono l’ospedalizzazione.

(traduzione in italiano a cura di Mariella Policheni)

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