Canada

Chong, i NSIA di Trudeau
cadono dalle nuvole

TORONTO – Si complica il “giallo” delle minacce cinesi al deputato conservatore Michael Chong, che Pechino avrebbe preso di mira (lui e la sua famiglia) per posizioni anti-cinesi. Adesso, dopo che “la frittata è fatta” (lunedì il governo federale ha espulso il diplomatico cinese Zhao Wei, martedì la Cina ha reagito espellendo a sua volta la console canadese Jennifer Lynn Lalonde), tutti e tre i consiglieri per la sicurezza nazionale e l’intelligence che hanno lavorato per il primo ministro Justin Trudeau nel 2021 hanno dichiarato a Global News di non ricordare di aver ricevuto una valutazione top secret dell’intelligence preparata quell’anno su Pechino che prendesse di mira il deputato conservatore Michael Chong e la sua famiglia a Hong Kong. Inevitabile chiedersi come è possibile che il rapporto del Canadian Security Intelligence Service (CSIS), che sarebbe stato inviato alla scrivania dell’alto funzionario della sicurezza nazionale del primo ministro, sia passato “inosservato”.

Chong ha detto ai parlamentari di essere stato informato dall’attuale consigliere per la sicurezza nazionale del primo ministro, Jody Thomas, che il CSIS aveva inviato una valutazione dell’intelligence del 20 luglio 2021 al consigliere per la sicurezza nazionale presso l’ufficio del primo ministro nonché ai “dipartimenti competenti”.

“Questo rapporto conteneva informazioni secondo cui io e altri parlamentari eravamo stati presi di mira dalla RPC”, ha detto Chong alla Camera nei giorni scorsi, aggiungendo che “il consigliere di Trudeau è a conoscenza di tali minacce della Cina”.

Il ruolo del consigliere per la sicurezza nazionale e l’intelligence del primo ministro – o NSIA (National Security and Intelligence Advisers) – è quello di gestire il flusso di informazioni raccolte dalle agenzie, trasformandolo in informazioni o consigli per il primo ministro e l’impiegato del Privy Council Office, l’agenzia burocratica che supporta l’ufficio del primo ministro stesso. L’estate del 2021 ha visto diversi cambiamenti nell’ufficio della NSIA, a cominciare dalla partenza di Vincent Rigby alla fine di giugno. David Morrison, che già prestava servizio come consigliere per la politica estera e di difesa del primo ministro, ha assunto il ruolo dall’inizio di luglio 2021 fino all’inizio di gennaio 2022. Lo stesso Morrison è stato temporaneamente sostituito, nello stesso ruolo, da Mike MacDonald (dal 16 luglio al 3 agosto 2021). Ma nessuno dei tre ricorda di avere mai visto alcun materiale riguardante minacce ai parlamentari. “Di conseguenza, nessun materiale che descrive tali minacce è stato informato al PMO”.

Dopo che la vicenda di Chong è emersa per la prima volta, il primo ministro Justin Trudeau ha inizialmente affermato di non essere a conoscenza del rapporto, affermando che il briefing del CSIS non aveva mai lasciato l’agenzia di spionaggio per arrivre sul suo tavolo.

“Il CSIS ha stabilito che non era qualcosa che doveva essere elevato adf un livello superiore, perché non era una preoccupazione abbastanza significativa”, ha detto Trudeau ai giornalisti il ​​3 maggio scorso. Il giorno dopo, però, Chong ha detto alla Camera dei Comuni di essere stato informato che il briefing era stato effettivamente condiviso al di fuori del CSIS, suggerendo che ciò contraddiceva l’affermazione iniziale del primo ministro. In risposta, Trudeau ha detto ai giornalisti, il ​​​​5 maggio, di avere “condiviso le migliori informazioni che avevo in quel momento”. Da allora Trudeau ha ordinato al CSIS di informare il governo di eventuali minacce fatte contro i funzionari o le loro famiglie, indipendentemente dal fatto che siano considerate perseguibili.

Gli altri fatti sono quelli degli ultimi giorni: lunedì il governo federale ha espulso Zhao Wei, diplomatico cinese che lavorava presso l’ambasciata a Toronto e sarebbe stato coinvolto nella campagna contro Chong ed altri parlamentari, dichiarandolo “persona non gradita” in Canada. E martedì la Cina ha reagito e ha espulso Jennifer Lynn Lalonde, una console che lavorava presso il Consolato Generale del Canada a Shanghai.

Pechino ha inoltre smentito le notizie di una campagna contro Chong, la sua famiglia ed altri parlamentari canadesi o che abbia mai interferito negli affari interni di altri Paesi. Ma lo stesso Chong ha ripetutamente indicato “prove” di molti altri casi di canadesi e delle loro famiglie in Cina presi di mira dal Partito Comunista Cinese. “Il mio caso non è unico”, ha detto a Global News in un’intervista andata in onda domenica su “The West Block”. Insomma: il “giallo” continua.

Nella foto in alto, Trudeau in un video pubblicato dal Partito Liberale su Twitter (@liberal_party)

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