Cultura

Biopic su Bartali, il campione e l’eroe

TORONTO – L’European Film Market di quest’anno è iniziato ieri e durerà nove giorni in concomitanza del 75° Annual Berlin Film Festival. L’evento è il primo grande mercato cinematografico dell’anno che riunisce professionisti del settore, dai registi ai finanziatori, e funge da barometro affidabile per le tendenze del settore nell’anno a venire. Uno dei progetti presentati durante la Berlinale avrà come protagonista la star di Top Gun Miles Teller nel ruolo del leggendario ciclista italiano Gino Bartali.

Originario di Firenze e nato nel 1914, Gino Bartali è stato tre volte campione del Giro d’Italia (1936, 1937 e 1946) e due volte vincitore del Tour de France (1938 e 1948). Il suo fisico muscoloso e la sua guida senza sforzo gli hanno fatto guadagnare il soprannome di “Gigante delle montagne”. Era il maestro delle salite, vincendo tre tappe consecutive in montagna al Tour de France, un’impresa che ha richiesto 50 anni per essere battuta. Era famoso per restare seduto durante la salita, mentre altri stavano in piedi sui pedali.

Le imprese professionali di Bartali sono sufficienti per collocarlo ai vertici dello sport, ma i suoi atti di umanità e coraggio durante la seconda guerra mondiale furono ancora più notevoli. Arruolato per la guerra nel 1939, la brillante carriera del ciclista fu interrotta. Fu chiamato in servizio attivo e impiegato come fattorino dell’esercito. Quando Mussolini fu infine rovesciato nel 1943, le forze tedesche invasero l’Italia settentrionale, mettendo le vite degli ebrei italiani costantemente sotto minaccia.

Bartali entrò in azione attraverso un gruppo clandestino chiamato Assisi Network, su richiesta dell’arcivescovo di Firenze, Elia Dalla Costa. Durante gli incontri segreti con l’arcivescovo, a Bartali fu chiesto di trasportare, sulla sua bicicletta, carte d’identità false ai fuggitivi ebrei che ne avevano bisogno per sfuggire alla persecuzione. Bartali, che a quel tempo era tornato dal servizio ufficiale, avrebbe attraversato il paese in bicicletta sotto la pretesa di “allenarsi”, per raggiungere i conventi dove si nascondevano gli ebrei.

I documenti falsificati erano nascosti all’interno del manubrio e del telaio della bicicletta, per eludere l’ispezione nazista. Infatti, ogni volta che veniva fermato, Bartali insisteva affinché i nazisti non toccassero la bicicletta, poiché era specificamente calibrata per il suo regime di allenamento. Indossando la sua maglia da corsa, percorreva migliaia di chilometri al giorno da Firenze a Genova ed a lui viene attribuito il merito di aver salvato la vita di almeno 500 persone.

Ancora più sorprendente era il fatto che Bartoli non rendesse pubblico i suoi gesti eroici. Dopo la sua morte nel 2000, suo figlio Andrea spiegò: “Quando chiesi a mio padre perché non potevo dirlo a nessuno, lui disse: ‘Devi fare del bene, ma non devi parlarne. Se ne parli, stai approfittando delle disgrazie altrui per il tuo tornaconto'”.

I registi di Sfida estrema (Free Solo) e Oltre l’oceano (Nyad), vincitori di Oscar, E. Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin stanno dirigendo il film. “Nel momento in cui abbiamo letto la sceneggiatura di Karen Tenkhoff, abbiamo capito che questo era un film che dovevamo fare. Possiede tutto ciò che amiamo della narrazione: parla di coraggio, di perseveranza e, in definitiva, di cosa significhi avere coraggio morale”, hanno detto Vasarhelyi e Chin.

Nelle foto: Gino Bartali, uno dei più grandi corridori italiani e mondiali di sempre ( (photo credit STAFF/AFP via Getty Images) 

Massimo Volpe, autore di questo articolo, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix

 

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