Il Commento

A chi molto è dato, molto è richiesto

TORONTO – Come spesso accade, i passi della Bibbia diventano punti di riferimento mentre brancoliamo nel buio alla ricerca di qualche spiegazione del perché “le cose accadono”, per giustificare la nostra indignazione collettiva o per “trovare un terreno comune”. Il titolo è un appello ad agire secondo il senso della “comune decenza” per il “bene comune”. Cioe’, “noblesse oblige”…

Oggi, una “espressione più banale” fa riferimento a un’escrezione biologica umana, di liquido o di massa, progettata per attirare l’attenzione sul disgusto che l’oratore “prova” nel dover affrontare una decisione. È enfatizzato da termini descrittivi come “incredibilmente”, resi popolari da personalità politiche che non hanno familiarità con le espressioni idiomatiche evolute nel corso dei secoli, come “noblesse oblige”.

Sta diventando quel tipo di settimana in cui “la punizione” (Kharma) ovvero la speranza che la stessa cosa venga inflitta ai nostri “nemici”, è all’ordine del giorno.

Il network di notizie Bell (BCE) ha tagliato 4.800 posti di lavoro (il 9% della sua forza lavoro) chiudendo organi di informazione – radio, TV, giornali comunitari – in tutto il Paese, per compensare un deficit di 40 milioni di dollari nel suo impero delle comunicazioni. L’anno scorso aveva profitti netti di 2,93 miliardi di dollari rispetto ai 2,5 miliardi di dollari dell’anno precedente, secondo Statista, e (al 2022) era valutato a 24,144 miliardi di dollari, guadagnando un profitto lordo di 16,553 miliardi di dollari.

Troppi dettagli? Insieme a Rogers Communications condividono un monopolio virtuale sull’infrastruttura per fornire servizi di comunicazione ai canadesi. In termini semplici, senza di essi non è possibile attivare un pulsante di servizio. Oh, a proposito, l’anno scorso Bell ha ricevuto oltre 146 milioni di dollari in “sgravi normativi” (sgravi fiscali) dal governo federale, per un valore… di 40 milioni di dollari netti. Un fiume di lacrime, dice un’altra espressione idiomatica.

“Non è stata colpa mia”, ha belato il Primo Ministro, descrivendo l’efflusso che stava emettendo per descrivere la sua “rabbia” provocata dalla decisione di Bell. Male per l’unità; dannosa per l’economia; deleteria per i fornitori di contenuti creativi; e, peggio di tutto, un male per il giornalismo canadese, ha detto, con finta rabbia.

Perdonate la nostra risposta grossolana. Il Primo Ministro ha speso ZERO dollari l’anno scorso per pubblicizzare l’attività e gli obiettivi dei programmi governativi, forniti tramite 48 delle sue istituzioni, in modo che le “minoranze etniche” – il 25% della popolazione – potessero sapere come si inseriscono nel grande schema delle cose. Si suppone che lui non pensi che lo facciano.

Si sarà calmato quando il Re di Giordania, attualmente impegnato in una diplomazia internazionale seria con il presidente Joe Biden nel tentativo di stabilire la pace nella Striscia di Gaza, si fermerà per fare una visita di cortesia al nostro capo di governo canadese.

La comunità internazionale generalmente considera il Re Abdullah II bin Al-Hussein un sovrano “moderato e illuminato” nel turbolento Medio Oriente. Non è un segreto che stia viaggiando all’estero per spiegare, senza mezzi termini, che un attacco israeliano contro Rafah a Gaza sarebbe brutale, inutile e catastrofico (leggete l’articolo sulla conferenza stampa congiunta di ieri con il presidente Joe Biden, cliccando qui). Vuole un cessate il fuoco sostenibile e duraturo.

Due dei suoi figli sono coinvolti nei voli che forniscono aiuti umanitari agli abitanti di Gaza in difficoltà. Più del 25% dei giordani sono palestinesi. Gli israeliani di destra esortano la Giordania e gli altri stati arabi ad aprire le porte al resto dei palestinesi sotto tiro nella Striscia.

Oggi sapremo quali soluzioni innovative offrirà il Canada. Le centinaia di migliaia di partecipanti alle manifestazioni filo-palestinesi in tutto il Canada rimarranno con il fiato sospeso in cerca di perle di saggezza non contaminate da espressioni colloquiali.

In alto: il Re di Giordania, Abdullah II bin Al-Hussein, con la moglie Rania di Giordania (foto da Twitter X – @KingAbdullahII)

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