Il Commento

La prepotenza e arroganza di chi ha bisogno

TORONTO – Sfacciato e diretto, questo riassume lo stile diplomatico internazionale del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. È un approccio che funziona per lui. Gli amici di Israele – ce ne sono alcuni; solo che non si trovano nelle vicinanze del paese – devono rabbrividire al solo pensiero che “Bibi” stia arrivando in città. Pensate agli enormi costi di sicurezza che il paese ospitante deve assorbire per accoglierlo e all’interruzione della propria agenda (forse, solo forse, i propri interessi domesticii meritano l’attenzione perche hanno una certa validità) che subiscono per sentire il suo ritornello abituale: “siamo le vostre guardie di confine; dateci più armi, più velocemente per fare il nostro lavoro a vostro vantaggio”.

Non appena il presidente Joe Biden ha dichiarato la sua intenzione di ritirarsi da una corsa presidenziale che aveva vinto – con numeri schiaccianti – e ha indicato che avrebbe appoggiato la sua vicepresidente, Kamala Harris, Bibi ha annunciato che si sarebbe recato a Washington D.C. per parlare al Congresso (essenzialmente offrire la sua versione tipo “Discorso sullo stato dell’Unione” agli americani, e in particolare al Partito Democratico) giovedì 24 luglio. Casualmente, è il giorno che Biden aveva scelto per illustrare più dettagliatamente le sue intenzioni di ritirarsi.

L’usurpazione dell’agenda da parte di Netanyahu è una classica “sfrontatezza”. Non sara’ stato molto contento degli ammonimenti dell’amministrazione americana sulla sua condotta da quando 3.000 guerriglieri di Hamas hanno violato un muro impenetrabile per stuprare, saccheggiare, bruciare e rapire mentre le decantate forze di sicurezza israeliane facevano una siesta. Voleva farsi valere con il Partito Democratico, che e’ normalmente, la scelta preferita della diaspora ebraica e dei raccoglitori di fondi politici che provengono da lì.

Per essere gentili, è stata una mossa priva di classe. Circa 50 membri del Congresso avevano cose migliori da fare, e si sono assentate. Diverse centinaia di manifestanti hanno occupato la rotonda di Capitol Hill, migliaia di manifestanti hanno marciato verso il distretto congressuale, la vicepresidente Kamala Harris è stata colpita da una “febbre diplomatica” e non ha potuto partecipare, così come il candidato repubblicano alla vicepresidenza J.D. Vance. Bibi si è dato al spregiudicare e rinproverare i suoi critici e ammonendo i suoi ospiti: che classe.

Alla fine, forse, è stata una buona cosa che la TV nazionale abbia dovuto concentrarsi sul discorso di addio di Biden più tardi in serata. Biden l’ha letto bene. Eppure, nonostante tutti i loro sforzi per essere ottimisti sulla performance del Presidente, i commentatori non sono riusciti a scrollarsi di dosso l’espressione di cupa delusione per il fatto che Bibi avesse imposto la sua agenda in un giorno importante della storia americana e d’aver trattato l’eredità del loro Presidente come il rivestimento sul pavimento della gabbia per uccelli.

L’ironia è che israeliani ed ebrei della diaspora si sono associati alla quasi unanima condanna di Bibi. L’ennesimo errore di calcolo da parte sua per stare al passo con i tempi e per restare a galla.

In alto, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una foto tratta dal suo profilo Instagram

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