Canada

L’odissea degli studenti
internazionali:
formati, assunti
e poi rispediti a casa.
Il caso di una ragazza italiana

TORONTO – Un doppio Master, uno in Italia dopo la laurea triennale in una delle più prestigiose università italiane ed un secondo in Canada. Poi, un lavoro fisso a Toronto. Ma non basta. Anche lei, come tanti altri giovani italiani ed europei, forse dovrà tornare in Italia perché ottenere un visto più lungo sembra impossibile (per non parlare del “miraggio” meglio noto con il nome di Residenza Permanente, in gergo P.R.).

Il Paese “accogliente” per antonomasia, dunque, rispedisce a casa gli immigrati (o, meglio, aspiranti tali) più qualificati, con gli assurdi cavilli delle sue sempre più incomprensibili politiche dell’immigrazione.

Da una parte, il governo federale (ma anche quelli provinciali) continua ad annunciare centinaia di migliaia di nuovi arrivi per coprire altrettanti posti di lavoro scoperti, dall’altra sbatte le porte in faccia a tutti. C’è qualcosa che non va, evidentemente. E l’ennesima riprova arriva dalla storia della studentessa-lavoratrice italiana che, dopo aver investito tempo e denaro – tanto denaro… – nel “sogno del Canada”, si ritrova in un limbo che sembra senza via d’uscita. E, probabilmente, dovrà rientrare in Italia.

A raccontarci la sua storia è la madre, desiderosa di segnalarci “un’incresciosa problematica che coinvolge migliaia di giovani italiani che attualmente lavorano in Canada”. Non riveliamo l’identità di madre e figlia per motivi di riservatezza.

“Gli studenti internazionali, in particolare tantissimi giovani italiani, che attualmente lavorano in Canada con Permessi di Lavoro Post Laurea (PGWP) già scaduti dopo il 31/12/22 oppure in scadenza nel 2023, sono sprofondati in un limbo indefinito poiché non ricevono alcuna notizia dal governo canadese circa la possibilità di estensione del loro permesso o notizie sul percorso da intraprendere per poter continuare a lavorare in Canada. Di conseguenza, questi giovani, tra cui anche mia figlia, saranno presto costretti a lasciare il Paese, abbandonando in tronco il proprio lavoro oppure optando per assurde alternative (alcune poco limpide) per prolungare, in qualche modo, il proprio soggiorno in Canada”, spiega la mamma della ragazza.

Una situazione davvero insostenibile ed irragionevole per tantissimi giovani che hanno studiato in Canada con Master di uno o due anni, che si sono inseriti nel mondo del lavoro canadese, in settori altamente specializzati, oltretutto, contribuendo all’economia del Paese e pagando le tasse e che ora, all’improvviso, si vedono “cacciati via” da un Paese che fa dell’accoglienza e dell’integrazione il suo più grande vanto, evidentemente solo a parole e magari sotto elezioni. Una favoletta d’altri tempi, quella del Canada che accoglie. Oggi la realtà è ben diversa.

“Questi giovani, che sono già ampiamente integrati in tutti gli aspetti della cultura e della vita canadese, si trovano adesso ad affrontare un momento di forte incertezza che mina, nel profondo, la loro salute mentale ed il loro benessere psichico, passando dall’immaginare un futuro tranquillo con una carriera internazionale brillante al vedersi letteralmente ‘deportare’ in Italia senza una valida alternativa”, spiega la madre della ragazza, che prosegue: “Come migliaia di altri giovani, mia figlia ha dovuto sostenere notevoli sacrifici nel lungo percorso di studi e successivamente, scegliendo di perfezionare il suo bagaglio culturale e formativo in Canada, ha affrontato un percorso complicato fatto di scelte (a volte difficili) e di sfide (a volte insormontabili). Siamo una famiglia molto semplice ed il trasferimento di nostra figlia in Canada non è stata una scelta semplice né per le implicazioni culturali, né per quelle economiche (basti pensare ai costi astronomici degli affitti a Toronto, ndr). Quindi potrete ben comprendere che, dopo aver investito tanto in termini sia economici che affettivi, ci troviamo ora a veder sfumare tutte le aspettative e le prospettive di vita”.

Facce sorridenti nella pagina web “Study in Canada as an international student” nella sezione “Immigration and citizenship” del sito del governo federale del Canada: in realtà, c’è ben poco da sorridere (foto da www.canada.ca)

La madre della ragazza lancia dunque un appello al Ministero dell’Immigrazione del Canada affinché giunga, nel più breve tempo possibile, ad una soluzione definitiva della questione, estendendo la validità dei permessi PGWP e, nel contempo, trovi un percorso chiaro per l’ottenimento della residenza permanente, magari con un permesso di lavoro aperto fino a quando questi migliaia di giovani non otterranno lo status di PR, cioè l’agognata Residenza Permanente il cui percorso assomiglia più all’Odissea di Ulisse che ad una normalissima pratica burocratica. Non a caso, per intraprendere quel percorso è imprescindibile il ricorso ad uno studio legale specializzato in immigrazione, con conseguenti ingenti spese a carico dell’aspirante immigrato che si trova di fatto costretto a sborsare migliaia di dollari per ottenere un documento che dovrebbe, invece, ottenere con una pratica semplice e gratuita.

Concludiamo l’articolo riportando due dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa lo scorso 1° dicembre dai ministri federali Sean Fraser (Immigrazione) e Marci Ien (Donne, Parità di genere e Gioventù). E lasciamo il giudizio ai lettori.

“Offrendo ai giovani l’opportunità di viaggi internazionali e di esperienze lavorative, rafforziamo la nostra economia ed aiutiamo le nostre imprese ad avere successo” (Sean Fraser).

“I giovani internazionali apportano così tanto al nostro Paese. Dalla costruzione di legami interpersonali all’aiutare le nostre attività ad avere successo, i giovani internazionali aggiungono valore alle comunità in tutto il Canada” (Marci Ien).

ENGLISH VERSION: International students trained, hired and then sent back home. The case of an Italian girl

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