TORONTO – A sei giorni esatti dal voto scatta la volata finale della corsa a sindaco. L’obiettivo dichiarato dei candidati è ovviamente quello di convincere gli indecisi, che grosso modo si possono ancora quantificare in un terzo dell’elettorato torontino. In questa ultimissima fase della campagna elettorale il bersaglio dei contendenti sarà ancora una volta Olivia Chow, la front runner di questa tornata elettorale, la candidata che è stata nettamente in testa nei sondaggi sin dal giorno della sua discesa in campo e, a questo punto, la candidata da battere. Ma per ora, almeno stando all’ultima istantanea scattata dalla Forum Research, non è emersa un’alternativa credibile all’ex deputata dell’Ndp, perché se da un lato è vero che nelle ultime settimane la Chow ha visto una lieve erosione del consenso, dall’altro nessuno degli altri principali candidati ha spiccato il volo. Anzi, l’impressione prevalente è esattamente quella che abbiamo documentato quasi giornalmente nell’ultimo mese: i candidati si sono danneggiati a vicenda, impedendo che un contendente “anti-Chow” emergesse con convinzione. A questo punto, salvo terremoti politici dell’ultima ora, i giochi sembrano fatti. Chow, secondo la Forum Research, si troverebbe al 31 per cento, con un calo di tre punti percentuali rispetto al sondaggio precedente.
Ma dietro di lei c’è davvero il vuoto. Mark Saunders guadagna un punto e raggiunge quota 15 per cento, mentre si conferma sul podio Anthony Furey, che registra un aumento nelle intenzioni di voto del 2 per cento e sale al 13 per cento totale.
In crescita anche Ana Bailao, che nelle ultime settimane aveva registrato una battuta d’arresto in termini di consenso: l’ex vice sindaco di Toronto aggancia Furey al 13 per cento, con un aumento delle intenzioni di voto di 3 punti percentuali.
In netto calo invece Josh Matlow, che perde 3 punti percentuali e scende al 9 per cento. Ormai fuori dai giochi anche Mitzie Hunter e Brad Bradford. L’ex ministro provinciale del Partito Liberale non va oltre al 6 per cento, mentre il consigliere comunale scende al 4 per cento.
Marginali le percentuali degli altri candidati, tra i quali ricordiamo anche gli italocanadesi Anthony Perruzza, Frank D’Amico, Frank D’Angelo e Giorgio Mammoliti.
Insomma, a sei giorni dall’appuntamento alle urne i rapporti di forza tra i contendenti hanno assunto una fisionomia ben definita. Ma ci sono degli elementi che potrebbero far saltare questi equilibri e rimettere in gioco la vittoria finale? C’è in effetti un’incognita che potrebbe avere un peso molto significativo in questa tornata elettorale: quella relativa all’affluenza.
Gli analisti hanno già messo in conto che il 26 giugno non ci sarà ressa alle urne: al contrario, le aspettative per l’affluenza sono bassissime.
Lo scorso 24 ottobre a Toronto votò solo il 29 per cento degli aventi diritto: a John Tory per vincere bastarono 342.158 voti. Altra storia nel 2018, quando il sindaco uscente vinse con 479.659 voti e l’affluenza si attestò al 40,9 per cento.
Nel 2014 Tory divenne sindaco con 394.775 preferenze, mentre alle urne si recò il 54,7 per cento degli aventi diritto.
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