TORONTO – Mettiamoci il cuore in pace: l’imposizione da parte americana dei dazi doganali del 25 per cento su tutti i prodotti canadesi sono inevitabili. La conferma è giunta nel fine settimana, a margine della visita a sorpresa e non annunciata fatta dal primo ministro Justin Trudeau al presidente eletto americano Donald Trump, in Florida, nella residenza privata del magnate newyorchese. All’incontro, suggellato da alcune foto pubblicate sui social, ha preso parte anche il ministro della Pubblica Sicurezza Dominic LeBlanc, insieme al capo di gabinetto del primo ministro Katie Telford e al vice capo di gabinetto Brian Clow.
Stando a quanto ha poi confermato lo stesso primo ministro, nel meeting i due leader hanno discusso di numerose questioni, in particolare di immigrazione illegale, sicurezza ai confini, traffico di sostanze stupefacenti e altre questioni di carattere bilaterale.
Il presidente eletto, a quanto pare, ha ribadito la sua intenzione a imporre dazi doganali del 25 per cento al Canada e al Messico il primo giorno dopo il suo insediamento e questo perché a suo dire i due Paesi non sono in grado – pur potendolo fare – di frenare l’immigrazione clandestina verso gli Stati Uniti così come di bloccare la droga che entra illegalmente negli States. Un problema, quello sottolineato dal tycoon americano, che peraltro è stato confermato anche dalla premier dell’Alberta Danielle Smith.
Il governo canadese, dal canto suo, ha capito che il presidente eletto non sta bluffando e per questo ha deciso di avviare una discussione interna per capire come venire incontro alle richieste di Washington. Ecco allora che un primo provvedimento che riguarda l’Rcmp va visto proprio alla luce della minaccia di Trump. È infatti del fine settimana la notizia del cambiamento di dislocamento del 25 per cento del personale della polizia federale, con una grossa fetta di questa percentuale che si occuperà di controllare i confini, in particolare quelli che dividono il Quebec dagli Stati Uniti. Allo stesso tempo, in futuro verranno utilizzati elicotteri per il controllo e il pattugliamento delle frontiere tra i due Paesi.
Durante la cena a sorpresa a Mar-a-Lago, Trump e il suo team hanno comunicato che intendono bilanciare il loro bilancio federale attraverso le tariffe, per poi concludere accordi collaterali di esenzione su base nazionale. L’incontro è stato “produttivo”, ha detto Trump. “Abbiamo discusso di molti temi importanti che richiedono ai nostri due Paesi di lavorare insieme, come la crisi del Fentanyl che ha decimato così tante vite come risultato dell’immigrazione illegale, di accordi commerciali giusti che non mettano in crisi i lavoratori americani e il massiccio deficit commerciale che gli Usa hanno con il Canada”, ha dichiarato Trump su Truth. L’incontro è durato oltre tre ore. Vi ha preso parte il prossimo segretario al Commercio, Howard Lutnick, il prossimo segretario degli Interni, Doug Burgum e il prossimo segretario del consiglio di sicurezza nazionale, Mike Waltz. Mentre il leader conservatore Smith ha detto che il Canada dovrebbe affrontare le preoccupazioni di Trump sui confini nei prossimi due mesi prima che torni alla Casa Bianca.
Quindi, il post di fuoco contro i Brics. “L’idea che i paesi Brics stiano cercando di allontanarsi dal dollaro mentre noi restiamo a guardare è tramontata. Chiediamo a questi paesi un impegno a non creare una nuova valuta Brics e a non sostenere alcuna altra valuta per sostituire il potente dollaro statunitense, altrimenti dovranno affrontare tariffe del 100% e dovranno aspettarsi di dire addio all’idea di vendere” prodotti “alla meravigliosa economia statunitense. Possono andare a cercare un altro fesso. Non c’è possibilità che i Brics sostituiscano il dollaro statunitense nel commercio internazionale e qualsiasi paese che provi a farlo dovrebbe dire addio all’America”, aggiunge.
Ma la minaccia dei dazi doganali continua ad essere il principale tema del dibattito politico interno. Mentre il leader conservatore federale Pierre Poilievre ha preso di mira Trudeau questa settimana – definendolo troppo “debole” per impegnarsi con Trump – il premier dell’Ontario Doug Ford ha rifiutato di assecondare questa posizione. “Non ho intenzione di essere coinvolto nella politica federale tra Poilievre e il primo ministro”, ha detto Ford. “Possono saltare sul ring, combattere e vedere chi vince”.
Ford ha aggiunto che in Canada “la democrazia regnerà sempre” e che “spetterà al popolo canadese decidere chi vuole essere il loro prossimo primo ministro”. Per Ford “la forza viene dall’unità”.
In alto, Justin Trudeau e Donald Trump; qui sopra, la scorta del primo ministro in Florida