Toronto

Pasqua, salta ancora
la processione di College

TORONTO – Venerdì a College non ci saranno statue né stendardi e neanche preghiere e canti. Non ci sarà – per il terzo anno consecutivo – la rappresentazione della passione di Gesù Cristo. L’ultima processione – la 57esima – organizzata dalla Chiesa di San Francesco d’Assisi risale al 2019. Poi l’arrivo della pandemia di Covid-19 ha spazzato via con un colpo di spugna questa tradizione che precede la domenica di Pasqua. Ed anche quest’anno, ora che nonostante tutto la Via Crucis avrebbe potuto snodarsi per le vie di College, la decisione della chiesa è stata quella di rimandare all’anno prossimo questa rappresentazione tanto cara alla comunità italo canadese e non solo.

Il motivo, secondo padre Francis Walter, è soltanto uno: la mancanza di tempo per organizzarla. È quanto ha dichiarato a The Catholic Register – settimanale pubblicato dall’Arcidiocesi di Toronto – padre Walter. “La pianificazione della processione deve iniziare in autunno – ha affermato il parroco della St. Francis of Assisi Catholic Church – le restrizioni decise dal governo per arginare il Covid-19 hanno impedito che ciò accadesse”.

I parrocchiani, ha aggiunto padre Walter, erano al corrente fin dall’inizio, della cancellazione della processione. Non è stato necessario alcun post sui social media o avviso nel bollettino parrocchiale per annunciare ufficialmente che per quest’anno è stata annullata.

In realtà la Via Crucis di College Street, alla quale nei decenni passati hanno partecipato migliaia di persone giunte anche da fuori città, non è affatto una manifestazione religiosa circoscritta al quartiere di College.

Fino al momento di andare in stampa non abbiamo ricevuto da padre Walter un commento al riguardo.

Nei giorni scorsi sono state numerose le persone che hanno telefonato al Corriere per sapere se questa manifestazione di fede quest’anno sarebbe tornata a rivivere. Nessuno, in sostanza, ha comunicato ufficialmente che, ancora una volta, la processione non avrebbe avuto luogo.

Dire che la comunità di origine italiana ci è rimasta male è un eufemismo. La delusione è stata davvero grande, la speranza degli italiani di Toronto era quella di poter assistere alla storica Via Crucis. D’altro canto, gli eventi che vengono organizzati a Toronto, quest’anno ci saranno tutti per la gioia di coloro che vi partecipano: lo scorso 20 marzo alla comunità irlandese non è neppure passata per l’anticamera del cervello l’idea di rinunciare alla St. Patrick Parade. E i preparativi fervono per i prossimi Pride Month, il Toronto Jazz festival, il Laminato Festival o il Caribbean Carnival, solo per citarne alcuni.

Ad essere penalizzata sembra essere quindi solo la comunità italiana che della processione aveva fatto un appuntamento fisso, una occasione per rappresentare il rito della Chiesa cattolica con cui si ricostruisce e commemora il percorso doloroso di Gesù Cristo che si avvia alla crocifissione sul Golgota.

«La processione è storica, è nata nel 1962 ed è diventata nel tempo un patrimonio di noi tutti – usava dire il Cav. Simonetta che aveva preso parte alla nascita della processione e che era presidente, fino alla sua scompara (a giugno dello scorso anno, ndr), del Comitato Laico della chiesa di San Francesco d’Assisi – è diventata sempre più grande, con la partecipazione di tantissime persone felici di seguire le fasi salienti della Via Crucis, tappa dopo tappa con preghiere e canti che accompagnano il percorso di Gesù con la croce fino al calvario».

Nel frattempo padre Francis Walter, assegnato alla parrocchia di San Francesco d’Assisi nel 2019, a The Catholic Register ha detto di attende l’occasione per riportare la tradizione del Venerdì Santo nelle strade di Toronto. La voglia di ripartire nel 2023 c’è, ma “tutto dipende dallo stato della pandemia”., ha dichiarato. Beh, nessuno ha la sfera di cristallo per vedere il futuro e di mesi, fino alla prossima Pasqua ne devono passare ben 12: sarebbe bene aspettare ancora un po’ per decidere ed in ogni caso, comunque pianificarla. La comunità merita che le sue tradizioni – quelle religiose occupano un posto speciale nel suo cuore – continuino anche negli anni a venire.

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