Il Commento

“Stop alla soppressione dell’informazione”  

TORONTO – Tutto è iniziato con quella che sembrava una semplice domanda del fiduciario Daniel Di Giorgio: a chi fa rapporto il Commissario per l’integrità (CI)? Al Consiglio Amministrativo (Board of Trustees), ha risposto il Direttore. Sono un fiduciario (trustee), perché il CI deve chiedere al Direttore il permesso di rispondere a una qualsiasi delle mie domande, ha continuato Di Giorgio (nella foto piccola) dirigendosi alla Presidenza, che si è prontamente rivolta al Direttore, Brendan Browne (nella foto grande).

Browne, a sua volta ha inoltrato la domanda al consulente legale interno del TCDSB, Paul Matthews, che ha risposto (e riassumo per coloro che non possono andare a vedere il video/audio della riunione) che le domande poste da un singolo fiduciario sono considerate “questioni operative” e il Direttore è l’unico responsabile delle questioni operative.

Di Giorgio protestò ulteriormente, sostenendo di non essere stato in grado di prendere decisioni su alcuna raccomandazione offerta dal CI, se non sapeva quali poteri avesse il CI. Matthews ha elaborato: il Consiglio ha ceduto (parole mie) tutti questi poteri al Direttore quando hanno autorizzato il Personale a selezionare e assumere un CI.

Da lì in poi, tutto ciò che fa il CI è operativo: non c’è “indipendenza di pensiero” da parte del CI – segue gli ordini – e non ne prende nessuno dai fiduciari (trustee).

Il TCDSB ha un bilancio annuale di circa $1,25 miliardi, 90.000 studenti e circa 10.000 dipendenti. Un frustrato Di Giorgio ha pronunciato l’ovvia conclusione: i trustee non possono fare il loro lavoro se c’è una soppressione dell’informazione.

Per coloro che non lo sapessero, la “soppressione dell’informazione” è un eufemismo per “nascondere le informazioni vitali ai curiosi” – “ciò che non sanno, non possono utilizzare… contro di noi”, per così dire.

In altre parole, un insabbiamento. Sarebbe l’opposto dell’apertura e della trasparenza, entrambe nell’interesse pubblico e nel buon governo.

Alcuni potrebbero suggerire che si tratta di valori che ci si dovrebbe aspettare nel settore scolastico e in un ambiente democratico, perché l’assenza di essi porta alla manipolazione, alla menzogna e all’abuso di posizione e di autorità.

Allora, il TCDSB, un provveditorato agli studi cattolico, cos’è che “sopprime”? La risposta deve risiedere nelle discussioni svoltesi in seduta privata, dalle quali i trustee erano appena usciti. Il presidente ha letto una dichiarazione apparentemente dovuta come parte di un accordo annunciato in sessione privata per mettere a tacere qualche problema. Di Giorgio non accettava – nonostante una linea aggressiva di interrogatorio da parte del fiduciario Rizzo.

La dichiarazione del presidente faceva riferimento a delle scuse – da parte del Consiglio – fornite all’ex presidente dell’Unione degli insegnanti, Patricia Minnan-Wong. Il 17 giugno 2019, durante una pausa di una riunione del TCDSB, lei era stata minacciata di danni fisici dal fiduciario Rizzo (allora presidente del Consiglio). Le persone presenti sono state colpite dalle sue virulenti oscenità con cui minacciava di usare violenza sulla leader sindacale.

La polizia non è stata coinvolta. Invece, in un compromesso, la questione è stata deferita al Labour Relations Board per una soluzione – l’Unione ha chiesto un accordo monetario (a quanto pare, $50,000 per se stesso, $10,000 per la signora Minnan-Wong, più le scuse). Il TCDSB è stato indicato co-imputato nella querela per buona misura perché l’incidente è avvenuto nella sede del Provveditorato.

Ventuno mesi dopo, nella sessione privata (giovedì) i risultati sono stati annunciati e rinviati alla sessione pubblica per una votazione. Come notato, il Consiglio ha riconosciuto la violazione del codice di condotta del trustee e si è scusato come conseguenza.

Rizzo si è astenuta dal voto e, leggendo dalle note preparate, ha dichiarato un conflitto di interessi, seguendo il consiglio del CI. A giudicare dalla linea di interrogatorio di Di Giorgio sulla vicenda in passato, avrebbe chiesto chi ha pagato i 60.000 dollari, quali sarebbero state le spese legali e chi le ha pagate. Domande giuste se le ha sollevate.

Ora è risaputo che Rizzo (insieme ad almeno tre suoi colleghi) è coinvolta in altre due gravi questioni legali per decine di milioni di dollari in cui potrebbe coinvolgere colleghi e il Consiglio (per la cronaca, il Corriere Canadese è coinvolto in una di queste).

Querelanti e genitori vogliono sapere se e perché il Consiglio sarebbe costretto a “pagare la fattura” per il suo comportamento. Inoltre, è questa una pratica comune disponibile per tutti i fiduciari o solo per alcuni?

Di Giorgio ha ragione, quanto viene dirottato dalle risorse didattiche degli studenti per pagare le cause legali che potrebbero essere evitate? Come possono, lui ed altri, prendere decisioni politiche o approvare “questioni operative” se la “soppressione delle informazioni” è sistemica?

(secondo di una serie)

PER LEGGERE I COMMENTI PRECEDENTI: https://www.corriere.ca/il-commento

LA REPLICA DEL TCDSB: Il TCDSB al Corriere: “Contestiamo l’accuratezza dei vostri commenti”

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