Società

Sotterrata una capsula coi messaggi
dei ragazzi “al tempo del coronavirus”:
sarà riaperta nel 2071

BUTTAPIETRA (Verona) – Una capsula contenente pensieri scritti “al tempo del coronavirus”, per tramandare la memoria di questi giorni difficili e far capire, a chi ci sarà, quanto è stato difficile viverli, soprattutto per i più indifesi: i bambini, i ragazzi, per i quali la pandemia è stata (ed è) il periodo dei “senza”, senza amici, senza abbracci, senza sport.

L’ideale “bottiglia con il messaggio” – un contenitore d’acciaio censito in un apposito registrato conservato negli Stati Uniti  – è stata seppellita venerdì scorso nel giardino della scuola del polo scolastico nel piccolo borgo di Buttapietra, in provincia di Verona (Veneto, Italia), in occasione della ripresa dei lavori di costruzione della nuova palestra dell’istituto. Nell’occasione, il paese è stato proclamato “Amico delle Api” nell’ambito del progetto “Laudato si’ ” ispirato all’enciclica di Papa Francesco. La “bottiglia” sarà dissotterrata e riaperta fra cinquant’anni, nel 2071.

“Il nostro è un messaggio di ottimismo – ha detto il sindaco di Buttapietra, Sara Moretto, durante la cerimonia svoltasi il 21 maggio a Buttapietra  – : i ragazzi sono stati i più coinvolti e colpiti dalle restrizioni, quindi vogliamo far capire ai posteri quello che i giovani di oggi hanno provato, quello che noi tutti abbiamo provato: patimento e sofferenza. Ma vogliamo trasmettere anche la boccata d’ossigeno che oggi stiamo ci sta dando la ripresa dei lavori per la costruzione della nuova palestra della scuola”.

“Chi aprirà questa capsula del tempo, nel 2071 – ha aggiunto Elisa De Berti, vicepresidente della Regione Veneto – potrà capire cosa hanno vissuto i nostri ragazzi ma ciò che conta, come ha detto uno dei nostri giovani, è che tutti noi abbiamo imparato a dare più valore ai piccoli gesti ed a non sottovalutarli”.

Ma non è finita: all’interno della capsula, insieme ai messaggi dei ragazzi, c’è anche una poesia molto speciale (come si vede nella foto in alto), “Parliamo con gli occhi” della poetessa Agata De Nuccio, una sorta di inno multilingue (la poesia è stata tradotta in moltissime lingue, dall’Italiano all’Afrikaans, fino alla lingua dei Nativi Canadesi) che ha abbracciato il mondo proprio quando il mondo stesso non poteva più farlo. Agata, nata a Castrignano del Capo (Lecce), vive da 40 anni a Erbè (Verona) dove lavora in ambito sociale ed è una poetessa che con le sue liriche ha riscosso, sin da giovanissima, consensi e premi letterari. Della poesia e dell’attività letteraria di Agata, la nostra agenzia CNMNG News ha parlato in un’intervista (che potete rileggere qui: Una poesia in tutte le lingue per abbracciare il mondo).

Ecco il testo della poesia.

“Parliamo con gli occhi”
Ci siamo scambiati sguardi
con gli occhi asciutti e la lingua legata
dietro maschere come fantasmi
abbiamo riconosciuto la stessa goccia
che ha generato la fiamma,
se il tuo cuore tocca il mio
ci capiremo, non sarà difficile ritrovarsi
ho visto la sofferenza
bussare di uscio in uscio
e l’anima per terra come un insetto
ci salverà la primavera con il suo parlare
ora, scrive parole d’amore
rivela piastrine luminose,
e siamo salvi.

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