Canada

Quebec, i Comuni bilingui contro la ‘dittatura’ francese

MONTREAL – Un gruppo di 23 Comuni bilingui ha chiesto ad un giudice della Corte Superiore del Quebec, Silvana Conte, di sospendere diverse parti della riforma linguistica della Provincia del 2022, sostenendo che l’applicazione della legge – che impone prepotentemente il Francese – causerà loro “danni gravi ed irreparabili”. L’avvocato Julius Grey ha fatto notare al tribunale di Montreal che la legge contiene, infatti, misure che avranno “conseguenze enormi” per le Città che hanno il diritto di servire i cittadini sia in Inglese che in Francese, mentre in base alla riforma ai Comuni senza lo status bilingue ufficiale è vietato comunicare con i residenti in Inglese.

L’avvocato Grey ha affermato che la legge potrebbe: impedire alle Città di scrivere contratti in inglese; garantire al governo la possibilità di trattenere i sussidi federali alle Città che non si conformano; conferire al “garante della lingua” ampi poteri di perquisizione e sequestro che superano persino quelli della polizia. “L’Ufficio Linguistico del Quebec (Office québécois de la langue française) può richiedere qualsiasi documento ed ispezionare ciò che vuole”, ha detto Grey. “È molto più di quello che la polizia può fare senza un mandato”. Di fatto, secondo l’avvocato quell’Ufficio avrebbe il diritto di sequestrare materiali che potrebbero includere informazioni personali dei dipendenti, documenti di bilancio e persino consulenze legali che dovrebbero essere protette dal segreto professionale. E potrebbe richiederebbe ai Comuni di emettere sanzioni disciplinari contro i dipendenti che non si conformano.

Grey ha chiesto al giudice di sospendere l’applicazione di diverse disposizioni fino a quando non si potrà tenere un’udienza plenaria sulla validità della legge, per la quale il governo ha invocato proattivamente la clausola in deroga proprio per proteggersi da alcune iniziative legali.

Grey ha inoltre aggiunto che alcuni dei Comuni coinvolti nell’azione legale sono composti in stragrande maggioranza da anglofoni e ha fatto notare che sarebbe difficile per loro concludere contratti o continuare ad avere dipendenti anglofoni monolingui.

Da parte sua, il governo del Quebec, rappresentato dall’avvocato Charles Gravel, sostiene che i Comuni “ribelli” non hanno fornito alcuna prova di essere stati danneggiati dalla legge. Non ci sono prove che siano avvenuti sequestri, ha detto, o che i sussidi siano stati tagliati, e la preoccupazione delle Città non dovrebbe essere sufficiente per sospendere la legge senza prove che essa abbia causato danni. In estrema sintesi, afferma che le preoccupazioni delle Città sono esagerate.

Ma non la pensa così Steven Erdelyi, consigliere comunale della città di Côte-St-Luc, nell’area di Montreal: il suo Comune riceve dai 3 ai 4 milioni di dollari all’anno in sovvenzioni, per lo più provenienti dal governo federale, che aiutano a pagare le infrastrutture. “In un attimo, il ministro responsabile della Lingua Francese potrebbe tagliare le sovvenzioni per le 23 Città bilingui, che ammontano a 110 milioni di dollari in quattro anni”, ha detto il consigliere, che ha segnalato anche un aumento di “ispezioni linguistiche” delle imprese della sua zona. Dale Roberts-Keats, sindaco di Bonne-Espérance, una città di 695 abitanti vicino al confine con il Labrador, ha a sua volta affermato che la sezione della legge che stabilisce che i contratti devono essere in Francese ha creato molta confusione. “È assurdo che nel nostro Comune, dove il 99% della popolazione ha l’Inglese come lingua preferita, non possiamo redigere contratti con i fornitori nella nostra comunità in Inglese”, ha detto.

La “guerra civile quebecchese” (delle lingue) prosegue in Corte.

L’immagine in alto è tratta dal sito www.oqlf.gouv.qc.ca (Office québécois de la langue française)

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