Toronto

Prove di disgelo tra Chow e Ford,
ma ci aspettano tre anni burrascosi

TORONTO – Per ora siamo in una fase di tregua armata, dove si cerca di riavviare il dialogo e ricostruzione un rapporto logorato in passato dalle troppe polemiche. Olivia Chow e Doug Ford fino a questo momento hanno rispettato per filo e per segno tutti i passaggi previsti dal bon ton istituzionale. Il premier ha fatto i complimenti alla rivale di un tempo, augurandosi che in futuro la Città di Toronto e la Provincia possano lavorare in sintonia e senza troppe polemiche.

Il neo sindaco, il cui insediamento a City Hall è stato fissato per il prossimo 12 luglio, ha lanciato segnali distensivi al premier dell’Ontario, dicendosi pronta a mettere da parte le incomprensioni del passato e ad avviare una nuova stagione di collaborazione per il bene dei residenti di Toronto. Scontato il fatto che i due leader siano davvero intenzionati a cooperare, l’impressione generale è che avremo davanti tre anni burrascosi.

La Chow, tanto per cominciare, ha confermato la sua intenzione di accantonare i nuovi poteri attributi al sindaco di Toronto dalla riforma della legge provinciale. Con questa, il primo cittadino può sostanzialmente portare avanti la propria agenda contando sul sostegno di appena otto consiglieri comunali su venticinque. La Chow invece governerà la città sulla falsariga di quanto fatto dai suoi predecessori, cercando quindi di costruirsi una maggioranza in consiglio comunale su ogni singolo provvedimento.

Ford, dal canto suo, aveva disegnato la riforma su un modello basato sul principio del do ut des, cioè ti concedo qualcosa in cambio di qualcos’altro. Il sindaco in pratica aveva mano libera sul budget cittadino, acquisendo poteri di iniziativa e di approvazione senza precedenti insieme al potere di veto sulle mozioni dei consiglieri, ma in cambio cedeva buona parte delle sue prerogative alla provincia sui piani di sviluppo edilizio nella città.

Ora questo meccanismo in sostanza è destinato a saltare e i due leader dovranno ricalibrare i rapporti, anche perché nella sua piattaforma programmatica la Chow ha promesso di costruire 25mila unità abitative nell’arco dei prossimo otto anni: servirà la piena collaborazione dei due livelli di governo. E qui entra in gioco la situazione fiscale di City Hall: un elemento destinato ad avere un’influenza decisiva nei rapporti tra il sindaco e il premier. In questo momento il Comune ha una voragine nei conti pubblici, circa 1,2 miliardi di dollari di rosso che devono essere in qualche modo recuperati.

Negli ultimi due anni, visto che il buco di bilancio era stato provocato dalla pandemia di Covid-19, il governo federale e l’esecutivo provinciale avevano garantito la copertura del deficit cittadino.

A partire da quest’anno sia Ottawa che Queen’s Park non hanno più staccato il rispettivo assegno da 600 milioni di dollari e Toronto si è ritrovata in balia di una situazione finanziaria parecchio traballante. E se Justin Trudeau si è detto possibilista su un nuovo possibile intervento – martedì sera ha avuto una lunga telefonata con la Chow – Ford ha ribadito che Toronto deve “imparare a camminare sulle proprie gambe e a mantenere i propri conti in ordine”. Insomma, le premesse ci sono tutte per tre anni di braccio di ferro tra Toronto e la Provincia.

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