Politica

Ottawa e Ontario:
le due campagne
elettorali sovrapposte

TORONTO – Chiusi i parlamenti, la politica non è certo andata in vacanza. In questi giorni stiamo assistendo a due campagne elettorali sottotraccia, che si sovrappongono e che condividono la stessa dinamica. A livello federale i leader dei principali partiti sono alle prese con dei tour che toccano tutte le parti del Canada. Ufficialmente il primo ministro Justin Trudeau ha bocciato l’ipotesi delle elezioni anticipate, eppure le dinamiche che si sono venute a creare portano verso una direzione ben precisa: quella del ritorno alle urne, magari in agosto o, al più tardi, in autunno.

Su questo ci sono numerosi elementi da tenere in considerazione. In primo luogo il governo liberale continua a sopravvivere con la debolezza di fondo figlia del risultato elettorale del 2019: cioè, non può contare su una maggioranza parlamentare. Si tratta quindi di un esecutivo che sopravvive su equilibri precari, soprattutto per la debolezza intrinseca delle opposizioni che per la sua forza. Storicamente in Canada un governo di minoranza va avanti per un paio d’anni, prima che o per fragilità interna o per volere delle opposizioni si ritorni alle urne. In questo caso la convenienza del voto anticipato è tutta di Trudeau.

I sondaggi continuano a premiarlo, dandogli un abbondante margine di vantaggio nei confronti del Partito Conservatore di Erin O’Toole e sull’Ndp di Jagmeet Singh, con una percentuale sufficiente a poter legittimamente sperare di poter formare un governo di maggioranza.

Oltre a questo, i suoi principali avversari non riescono ad attirare un sufficiente consenso per impensierirlo seriamente. Con O’Toole i tory sembrano addirittura aver fatto un passo indietro rispetto alla precedente leadership di Andrew Scheer, con Singh i neodemocratici sembrano destinati a ripetere quanto già fatto all’ultima tornata elettorale: terzo posto con la sostanziale irrilevanza nella lotta per una possibile vittoria alle urne.

Infine, nel Paese il clima sta cambiando. La terza ondata della pandemia si è ormai esaurita, tutte le province hanno allentato le loro restrizioni attivate per arginare i contagi di Covid-19, le persone stanno tornando a vivere un qualcosa di simile alla normalità pre-Covid.

Prevale in questo momento un ottimismo generalizzato, alimentato anche dal successo della campagna di immunizzazione nazionale e dall’alto tasso di vaccinazioni raggiunte in Canada.

Insomma, per Trudeau questo potrebbe essere il momento propizio per monetizzare politicamente questa nuova fase.

A livello provinciale stiamo assistendo a qualcosa di simile, anche se qui la tempistica è molto più definita. In Ontario andremo alle urne nel giugno del 2022 e il premier Doug Ford ovviamente non ha alcuna intenzione di forzare la mano.

In primo luogo perché il governo può contare su una solida maggioranza parlamentare a Queen’s Park e quindi non ci sono delle esigenze imminenti di tornare alle urne. In secondo luogo – e qui troviamo una prima sostanziale differenza con le dinamiche federali – perché la popolarità di Ford è fortemente calata.

I sondaggi non lo premiano, anzi al contrario lo vedono in difficoltà rispetto al Partito Liberale e all’Ndp.

Ecco allora che il premier, chiusi i lavori dell’assemblea provinciale per la pausa estiva, ha iniziato da qualche settimana la classica politica degli annunci e delle photo opp: ogni giorno almeno due ministri raggiungono i vari angoli della provincia per annunciare nuovi piani di sviluppo, stanziamenti a pioggia e promesse elettorali. L’investimento politico, in questo caso, è a lungo termine, perché per il voto se ne riparlerà tra poco meno di un anno.

Foto: Elections Canada

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