TORONTO – I nostri lettori sapranno che in queste ultime due settimane il mondo e questo Paese sono stati alle prese con questioni che sfidano ogni nozione preconcetta di ciò che è “sbagliato” o “giusto” nelle nostre società. Tali pressioni stanno contestando le posizioni di lunga data di una stampa libera, poiché i partigiani/sostenitori di una parte o dell’altra rivendicano la “posizioni più importante”, la loro s’intende, e, nel processo, si impegnano nella demonizzazione di coloro che hanno un punto di vista diverso. Inoltre, mettono in discussione le basi stesse su cui si fonda il potere di emettere sentenze.
La più drammatica di queste continua ad essere la spinosa questione dell’esistenza stessa di Israele e di ciò che il mondo può essere disposto ad accettare per garantire la sopravvivenza del Paese. Il Corriere è inondato, ogni giorno, di missive redatte dagli avversari di entrambe le parti del conflitto di Gaza. Le discussioni si stavano esaurendo finché la Corte Penale Internazionale dell’Aja (il tribunale per crimini internazionali) non ha deciso di prendere in considerazione la mozione del Sudafrica che voleva si indagasse sulle accuse di genocidio da parte di Israele, pronunciandosi nel merito e imponendo un cessate il fuoco.
In piena trasparenza, il Corriere si è espresso in modo inequivocabile sulla strage del 7 ottobre 2023. Io, come editore, sono stato un deputato decisamente filo-israeliano durante i miei anni in Parlamento. L’attuale Parlamento ha opinioni più disparate. E queste non soffrono di atteggiamenti di moderazione o praticità.
Il vocabolario del giorno evoca i “pericoli della politica della diaspora”, un nuovo lessico del discorso politico che sminuisce il valore dei nuovi canadesi per lo sviluppo della costruzione nazionale “collettiva”. Si tratta di una copertura ipocrita per accuse di atti politici motivati dall’odio (però l’incendio di circa 100 chiese cattoliche nel 2022-23 – apparentemente non merita di essere indagato) e serve a sfruttare “l’equivalenza morale” ai fini di un risultato politico… non necessariamente dibattuto né applicabile. Ciò mina anche l’imparzialità dei tribunali internazionali poiché i governi, compreso il nostro, ne mettono in discussione la legittimità perché le “decisioni” non sono sufficientemente soddisfacenti per nessuna delle posizioni avversarie.
La mitigazione dell’impulso difensivo primitivo di garantire la “pace”, stabilendo una cultura di “occhio per occhio […]” si è confermata insufficiente. Sembra quasi in vano predicare una cultura che possa spiegare e abbracciare l’accettazione di “guerra giusta” e di “giusto processo”. Le “vecchie voci” non sembrano avere le intuizioni necessarie per arrivare ad un “punto d’incontro razionale”. Chi lo fa?
Non sembra essere il Primo Ministro israeliano; lui che è “l’autore” della Cupola di Ferro, del Muro Impenetrabile, della “militarizzazione totale” della sua popolazione e leader di un governo che dedica la più alta percentuale del bilancio annuale del Paese alla Difesa – nessuno escluso. I risultati parlano da soli. Lo stesso vale per il fatto che i membri della Knesset (Parlamento) chiedano un cambio di governo, e la popolazione sembra essere d’accordo con loro.
Né sembrerebbero esserlo nemmeno i “leader” degli abitanti di Gaza, chiunque essi siano. Sono finanziati da Qatar, Sauditi, Iracheni…? Ci scusiamo con coloro che ci sono mancati; Il decantato servizio di intelligence israeliano, il Mossad, ha commesso lo stesso errore. Nessuno di loro sembra “sconcertato” dalle presunte oltre 25.000 vittime della guerra finora, 40% di essi bambini. Chissà quante migliaia sono sotto le macerie di una devastazione che nessuno sembra poter o voler sgombrare.
Siamo tutti responsabili. Voglio associare me e il Corriere alle dichiarazioni di Papa Francesco e del Presidente Mattarella – dichiarazioni che abbiamo pubblicato e commentato – che hanno tratto ispirazione dalla vita di San Francesco e di Dante Alighieri, celebre poeta, filosofo politico di 800 anni fa.
Ancora oggi risuonano ovunque le parole di Dante: “fatti non fosti per viver come bruti ma […]”, cioè, siamo stati creati per vivere la nostra vita non come bruti ma per tendere alla conoscenza e al miglioramento… si sta andando nel verso opposto.
In alto, bambini palestinesi in mezzo a detriti e rifiuti nella striscia di Gaza (foto da Twitter X @UNRWA)