TORONTO – “Il primo ministro e il governo non possono più contare sulla fiducia della Camera’’. Asciutta e scarna, senza tanti giri di parole, è arrivata la preannunciata mozione di sfiducia del Partito Conservatore verso l’esecutivo guidato da Justin Trudeau. Il documento, presentato ufficialmente ieri mattina alla House of Commons, verrà votato oggi, anche se l’esito appare scontato. Sia il Bloc Quebecois sia l’Ndp hanno preannunciato il loro no alla mozione dei conservatori, che numericamente non hanno la maggioranza per sfiduciare il governo liberale.
Ma la mossa di Pierre Poilievre (nella foto sopra), seppur destinata a fallire, ha ovviamente un altro obiettivo: quello di richiamare alle loro responsabilità sia Yves-François Blanchet sia Jagmeet Singh, che da un lato attaccano duramente l’agenda del governo liberale e dall’altro, con il loro no alla mozione conservatrice, permettono all’esecutivo di sopravvivere.
Il leader tory, dal canto suo, durante la presentazione della mozione di sfiducia alla House of Commons, si è voluto togliere qualche sassolino della scarpa. Prima ha attaccato duramente Ctv, colpevole a suo dire di disinformazione, poi ha puntato il dito contro il primo ministro, attribuendo alo stesso Trudeau la responsabilità della crescita dell’inflazione e del costo della vita.
I liberali, in ogni caso, continuano a focalizzare la loro attenzione sui sondaggi per cercare di capire se esista una inversione di tendenza nell’elettorato.
La risposta che arriva dalle ultime indagini demoscopiche non è troppo lusinghiera per il primo ministro. Stando a un sondaggio pubblicato ieri dalla Nanos, il distacco nelle intenzioni di voto tra il Partito Conservatore e i liberali rimane abissale: i tory si attestano al 42 per cento, i grit si devono accontentare di uno striminzito 25 per cento, con i neodemocratici in crescita al 21 per cento e pronti a diventare l’opposizione ufficiale in parlamento. Sono oltre due anni che il distacco tra i conservatori e il Partito Liberale è sempre in doppia cifra.
Un secondo sondaggio, realizzato alla Angus Reid, scatta un’istantanea dei rapporti di forza tra i partiti nelle grandi metropoli canadesi, dove tradizionalmente il sostegno ai liberali è più radicato.
Ma anche in questo caso, siamo di fronte a brutte notizie per il primo ministro. Secondo Angus Reid, infatti, a Toronto, Montral, Vancouver e Winnipeg i liberali stanno perdendo larghe fette di consenso.
Nell’area metropolitana di Montreal, ad esempio i liberali nel 2022 potevano contare sul 55 per cento dei voti: se si votasse in questo momento, il Parttio Liberale non andrebbe oltre il 29 per cento. A Toronto downtown due anni fa il sostegno per il partito di Trudeau raggiungeva il 52 per cento, un valore che si è ridotto al 33 per cento.
I conservatori, nella stessa area, sono passati in due anni dal 27 per cento al 34 per cento. Nelle zone periferiche di Toronto, i grit scendono dal 41 al 31 per cento, mentre il partito guidato da Poilievre sale dal 28 al 45 per cento.
A Vancouver il sostegno ai liberali si è letteralmente dimezzato in due anni, passando dal 45 al 21 per cento, mentre i conservatori registrano una traiettoria inversa: nel 2022 erano al 21 per cento, ora hanno raggiunto quota 40 per cento.
A Winnipeg, infine, si assiste alla stessa tendenza registrata nelle altre grandi città canadesi.
I liberali infatti passano dal 40 per cento al 23 per cento, mentre i conservatori crescono di 13 punti percentuali, passando dal 24 al 37 per cento.
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