Canada

Lingua italiana, legge controversa
ovviamente fraintesa
dai media canadesi

TORONTO – È polemica in Italia sulla proposta di legge a firma Fabio Rampelli sulla difesa della lingua italiana. Il disegno normativo – che tra l’altro non è freschissimo, essendo stato depositato alla Camera dei Deputati il 23 dicembre 2022 (proposta di legge 734) – ha provocato polemiche a non finire: nella sostanza si propone l’obbligo di utilizzare la lingua italiana negli enti pubblici e privati, mettendo al bando termini stranieri qualora esista un termine corrispettivo in italiano che abbia lo stesso significato. Multe salatissime, per chi dovesse violare la legge una volta approvata, che potrebbero arrivare anche a 100mila euro.

Negli ultimi giorni in Italia è divampato il dibattito sulla proposta, con le opposizioni che sono insorte usando anche l’arma dell’ironia e con una buona parte della stessa maggioranza di centrodestra che sostiene il governo Meloni che ha preso le distanze dalla proposta di Rampelli. Ultimo in ordine di tempo è stato ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “È una proposta di legge di un parlamentare – ha sottolineato l’esponente di Forza Italia – non del governo, e le proposte di legge devono essere approvate dalla Camera e dal Senato”. Per Tajani la proposta di legge sul divieto di usare termini stranieri “ha sapore mussoliniano”. “Io ho sempre difeso la lingua italiana, è la lingua madre, Dante Alighieri è il poeta dell’italiano”, ha aggiunto parlando all’Associazione della stampa estera.

Benedetto Della Vedova ha invece messo in luce una contraddizione di fondo, con il governo di cui fa parte lo stesso Rampelli che ha istituito per la prima volta nella storia il ministero del Made in Italy – titolare Alfonso Urso – usando quindi parole straniere o con la stessa Giorgia Meloni che lanciato la proposta di creare un “liceo del Made in Italy” alla manifestazione “Vinitaly”. Come riporta il Sole24, la proposta di legge è stata bocciata sonoramente anche dalla Accademia della Crusca, per la quale “la proposta di sanzionare l’uso delle parole straniere per legge, con tanto di multa, come se si fosse passati col semaforo rosso, rischia di vanificare e marginalizzare il lavoro che noi, come Crusca, conduciamo da anni allo scopo di difendere l’italiano dagli eccessi della più grossolana esterofilia, purtroppo molto frequente” afferma il professore Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, che aggiunge: “L’eccesso sanzionatorio esibito nella proposta di legge rischia di gettare nel ridicolo tutto il fronte degli amanti dell’italiano”.

Il problema di fondo, che spesso tendiamo a dimenticare, è che la lingua non è un monolite immutabile, ma al contrario la sua caratteristica principale è quella di cambiare, di seguire e accompagnare l’evoluzione della società con i neologismi, con le parole che nel tempo assumono significati e sfumature differenti e con – questo sì – l’influenza delle altre lingue che a volte entrano prepotentemente nella vita quotidiana della gente.

In ogni caso, questa proposta di legge è destinata a rimanere tale, e per fortuna aggiungiamo: un’iniziativa di un singolo parlamentare, appoggiato da una ventina di compagni di partito, verso la quale lo stesso governo ha preso le distanze.

La polemica è giunta anche qui in Canada dove, ricordiamolo, una legge simile – anzi molto più dura e a nostro avviso criticabile – è già in vigore in Quebec, con la presenza dell’Office Quebecois de la Langue Francaise (OQLF) detta Polizia della lingua che porta con sé una sorta di alone orwelliano, con il controllo certosino e multe salatissime se non si rispetta l’utilizzo della lingua francese nella provincia francofona.

Rammarica che la proposta di legge presentata in Italia sia stata completamente fraintesa. In particolare, un articolo pubblicato sul sito di Global News lascia davvero basiti per quanto riportato: qui andiamo davvero a rasentare – non ce ne voglia Rampelli – la “fake news”.

Già dal titolo si capisce come la notizia non sia stata capita bene: “Il governo italiano vuole mettere al bando l’inglese, con multe fino a 150mila dollari”.

Come abbiamo già sottolineato, la proposta di legge non è del governo ma di un singolo parlamentare, già smentito e messo all’angolo sulla questione. Inoltre nella proposta normativa non si vuole mettere al bando l’inglese o una lingua specifica – il tedesco, lo spagnolo, il portoghese o il francese.

Nell’articolo si “spiega” – diciamo così… – che la proposta di legge deve ancora essere dibattuta e che la norma “ha già incassato l’appoggio del primo ministro Giorgia Meloni”. In realtà la proposta resterà carta morta alla Camera e non verrà dibattuta, mentre la Meloni non solo non ha appoggiato la proposta, ma l’ha proprio abiurata senza se e senza ma.

Dal paradossale poi si passa al ridicolo. Global News infatti ci rivela che “la CNN, che ha avuto modo di visionare una bozza della proposta di legge, ha ipotizzato che anche la pronuncia sbagliata delle parole potrebbe portare alla violazione della norma con conseguenze pecuniarie per i trasgressori”, facendo l’esempio della parola “bruschetta” che deve essere pronunciata “bru-sketta” e non “bru-shetta”.

Non fosse stato pubblicato ieri, si potrebbe pensare ad un pesce d’aprile malriuscito, ma non è così. Innanzitutto nessuno vuol mettere in dubbio l’autorevolezza della CNN, ma non stiamo parlando di un documento segreto di cui esisterebbe una misteriosa e inaccessibile bozza: si tratta di una proposta di legge (numero 734), depositata alla Camera il 23 dicembre 2022, accessibile a tutti e consultabile qui. Non si fa accenno ad alcuna bruschetta, a fantomatici errori di pronuncia e via dicendo. Per quelli, basta andare in Quebec.

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