TORONTO – Prosegue la via crucis post elettorale per Justin Trudeau ed Erin O’Toole. Il primo ministro in pectore e il leader del Partito Conservatore continuano a dover fare i conti con le debolezze e le contraddizioni emerse nelle ultime settimane, in vista del giuramento del nuovo governo il prossimo 26 ottobre e il riavvio dei lavori parlamentari in programma il 22 novembre.
Ieri Trudeau ha fatto visita alla Tk’emlúps First Nation, un viaggio dall’alto valore simbolico fatto per rimediare alla clamorosa gaffe politica del 30 settembre. In quella data, che coincideva con la prima Giornata Nazionale per la Verità e la Riconciliazione con le popolazioni Aborigene, il primo ministro aveva ricevuto un invito proprio dai Tk’emlúps per prendere parte alle cerimonie organizzate non a Kamloops. Il leader liberale, in vacanza con la famiglia nella località turistica di Tofino, declinò l’invito, provocando una lunga polemica politica che continua tuttora. Dopo aver ammesso di aver sbagliato, nei giorni scorsi Trudeau aveva promesso che a breve avrebbe fatto visita ai Tk’emlúps, promessa mantenuta solamente ieri.
In ogni caso il clima politico a livello federale è ancora infuocato. Le opposizioni sono sul piede di guerra per la tabella di marcia istituzionale stabilita dal primo ministro, che prevede la prima seduta alla House of Commons ben 63 giorni dopo il voto del 20 settembre. Un ritardo giudicato dalle opposizioni come inaccettabile e che, sempre secondo i conservatori e i neodemocratici, rientra nella complessiva strategia di compressione del diritto delle opposizioni di scrutinio e controllo dell’attività governativa.
Anche il leader tory O’Toole deve fare i conti con una situazione di evidente difficoltà. L’ex ministro per gli Affari dei Veterani, dopo aver perso le ultime elezioni, ha espresso la sua volontà di rimanere alla guida del partito e questo nonostante un clima di malcontento generalizzato nei suoi confronti su come è stata condotta la campagna elettorale e la richiesta, giunta da alcuni esponenti conservatori, di fare un passo indietro e dimettersi.
La nuova grana per O’Toole è rappresentata dal nodo vaccinazioni. I liberali e il Bloc Quebecois, appoggiati dall’Ndp, hanno chiesto che tutti i deputati debbano essere vaccinati prima di entrare nella House of Commons. I conservatori su questo non hanno ancora espresso una posizione ufficiale, anche perché – ed è questa l’accusa sotto intesa degli altri partiti – esiste un nutrito drappello di Mp conservatori che non è ancora immunizzato. Numeri ufficiali non ce ne sono: secondo la Canadian Press, solamente 77 deputati conservatori su 119 hanno dichiarato di essersi vaccinati contro il Covid-19. Se il governo dovesse decidere per il pugno duro, i deputati non immunizzati sarebbero costretti a partecipare alle sedute del parlamento virtuali, con un grave danno di immagine per lo stesso O’Toole. “Voleva governare il Paese, quando non è nemmeno in grado di governare il proprio partito” è il senso delle accuse mosse contro di lui, che sulla questione peraltro ha preferito non intervenire.
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