Toronto

L’addio di Madeleine:
“Grazie, Dan. Ti amo” 

TORONTO – “Abbiamo condiviso tanti bei momenti, sarebbe un peccato se sperperassimo anche solo un momento prezioso di queste ultime ore insieme lamentando situazioni infelici”, ha detto Madeleine al marito da oltre 48 anni, Dan Montesano, anche mentre i medici le iniettavano altra morfina per alleviare il suo dolore.

E con questo, Jean Brazeau, suo fratello, ha detto che i due hanno iniziato un viaggio lungo la strada dei ricordi rammentando tutti quei momenti felici, che, se passati in rassegna insieme, suggeriscono una vita di continue benedizioni offuscando le realtà di duro lavoro e sacrificio. Ha sorriso, ha ridacchiato e ha provato anche a farsi una risata o due, poiché Dan, tenendole la mano, è stato quello che ha parlato per la maggior parte.

Un po’ come il loro inverosimile primo appuntamento nel 1970, a Sudbury – il più impensabile di tutti i posti possibili. Improbabile perché era una giovane infermiera franco-canadese di Sturgeon Falls, con il francese come lingua madre. Lui, un falegname immigrato di recente della regione italiana Basilicata, con capacità limitate in inglese, alle dipendenze di un grande costruttore di Toronto. La comunicazione verbale, per quanto difficile, non ha fatto altro che alimentare le fiamme di una storia d’amore che ha portato al matrimonio, più tardi nel 1972.

Madeleine gli ha ricordato che era stato provvidenziale che avesse imparato del francese quando lavorava in Belgio. La pre-formazione per l’ammissione nel clan Brazeau, fece sì che egli fosse ammesso, ironizza Dan.

Questo è il modo in cui la loro vita aveva senso: quando le cose sembravano andare in una direzione indesiderata, era sempre presente la difficoltà con la lingua come scusa per scolparsi… fino a quando il buon senso e l’amore facevano ripartire la favola.

Entrambi erano d’accordo. Niente che un po’ di umiltà non possa risolvere, direbbe lei, non importa di chi possa essere il turno.

Insieme hanno costruito il loro futuro economico da zero – a partire praticamente da nulla – al godimento dei frutti del loro lavoro: vacanze e case in luoghi “esotici”, cene con le “classi d’élite” di Toronto, Canada e Italia; amicizie personali con i primi ministri, riconoscimenti dei presidenti, benedizioni dei Prelati. Ciò che Madeleine apprezzava di più erano le espressioni di gioia che i loro contributi alle organizzazioni caritatevoli facevano nascere nelle persone che ne usufruivano.

Madeleine ha insistito per essere coinvolta negli affari parrocchiali, ha chiesto una partecipazione attiva alle istituzioni democratiche (piena divulgazione, si è presentata nel mio ufficio della campagna elettorale quasi 40 anni fa – era marzo del 1981 – e da allora siamo rimasti amici), ha sostenuto eventi culturali e associazioni e ha insistito affinché suo marito prendesse parte alla rinascita del Corriere Canadese.

Una delle sue sorelle è la proprietaria-operatrice di un settimanale a Sturgeon Falls.

Amava dire “facciamo quello che dobbiamo fare e possiamo fare; quando non possiamo, troviamo coloro che possono, ci assumiamo la responsabilità e condividiamo i benefici”, Dio è stato buono con noi.

È una grande eredità, Madeleine. A nome di tutto lo staff del Corriere Canadese: Grazie! Riposa in pace!

ENGLISH VERSION: Madeleine’s last Good-Bye: “Thank You, Dan. I Love You”

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