Il Commento

La mattanza di Gaza
tra bombe (poco) intelligenti
e punizione collettiva

TORONTO – Non si ferma il bagno di sangue nella Striscia di Gaza. Il numero delle vittime – superata quota 10mila, la metà dei quali minorenni, in un mese esatto di operazioni militari mette in luce l’incapacità della comunità internazionale di fare sentire il proprio peso in un conflitto asimmetrico, tra uno Stato – Israele – e un’organizzazione considerata terroristica da molte Nazioni occidentali, Hamas. A rimetterci ovviamente è la popolazione civile palestinese, già abituata a vivere in condizioni disumane da decenni.

Secondo le Nazioni Unite, in media dall’inizio del conflitto a Gaza è morto un bambino ogni 10 minuti, in un lembo di terra dove il 43 per cento della popolazione ha meno di 14 anni. Sotto le bombe (poco) intelligenti di Tel Aviv quanti terroristi hanno perso la vita tra le 10mila e passa vittime? In questi giorni il segretario generale dell’Onu António Guterres ha preso una posizione molto forte, che ha suscitato scalpore e che indica in qualche modo la gravità della situazione. Guterres ha affermato che gli attacchi di Hamas contro Israele “non sono arrivati dal nulla”, e che “il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione”, anche se “le sofferenze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas”, ma anche che quegli stessi attacchi “non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”.

È davvero accettabile il bombardamento a tappeto di un intero territorio, dove vivono – o meglio cercano di sopravvivere – oltre 2 milioni di persone, bombardamento che non risparmia ospedali, chiese, palazzi, campi profughi, per stanare i miliziani di Hamas?

In Italia avremmo accettato di bombardare Trapani o Palermo per stanare i latitanti mafiosi, o avremmo raso al suolo i Quartieri Spagnoli di Napoli per eliminare i Casalesi? E per dare un colpo alla ’Ndrangheta non sarebbe stato il caso di organizzare raid aerei su San Luca e altri centri dell’Aspromonte?

Tutte le maggiori associazioni umanitarie e ong che operano nella Striscia hanno chiesto lo stop della mattanza, da Medici Senza Frontiere ad Amnesty International, passando per la Oxfam e le varie agenzie delle Nazioni Unite.

Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un mutamento radicale nell’opinione pubblica mondiale nell’identificare vittime e carnefici nel complesso scacchiere mediorientale. Milioni di persone in tutto il mondo sono scese in piazza per chiedere lo stop ai bombardamenti a Gaza, e sembra non funzionare più il giochino messo in piedi da chi sostiene Israele “senza se e senza ma” del puntare il dito contro i manifestanti e indicarli come fiancheggiatori di Hamas.

Si deve arrivare alla tregua umanitaria e, allo stesso tempo, a far ripartire i canali diplomatici per garantire la sicurezza della popolazione palestinese e il rilascio degli ostaggi israeliani.

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