Interviste

Una poesia in tutte le lingue
per abbracciare il mondo

Non possiamo vederci, è vietato abbracciarsi. E chi è lontano resta lontano, perché non possiamo viaggiare. Ma c’è la poesia, che unisce i cuori. E se tradotta in tutte le lingue del mondo, cancella anche le distanze. Come è accaduto con “Parliamo con gli occhi”, che in pochi mesi è diventata una sorta di inno multilingue (dall’Italiano all’Afrikaans, fino alla lingua dei Nativi Canadesi) che abbraccia il mondo proprio quando il mondo stesso non può farlo. Un piccolo grande miracolo in piena pandemia, che si è presto trasformato in un progetto intitolato, non a caso, “La poesia abbraccia il mondo”.

L’autrice è Agata De Nuccio (nella foto sopra), è nata a Castrignano del Capo (Lecce) e  vive da 40 anni a Erbè (Verona) dove lavora in ambito sociale. Ed è una poetessa. Con le sue liriche, ha iniziato sin da giovanissima a riscuotere consensi e premi letterari come il “Gaio Valerio Catullo”, vinto nella sua città adottiva. Il primo di una lunga serie. Ha all’attivo quattro libri di poesia e due racconti per ragazzi, uno dei quali dedicato all’emigrazione: “Samia e l’isola dei Pesci Rondine”, un libro che da cinque anni è adottato dalle scuole per parlare ai giovanissimi dei nuovi migranti. “Prima lo siamo stati noi”, dice Agata che vive la sua emigrazione quotidiana attraverso la scrittura.

Agata, cos’è per lei scrivere?
“Scrivere è il passaporto per conoscere tanti Paesi. Emigrare dalla quotidianità e dal lavoro è vitale per chi, come me, ha una curiosità molto marcata e deve in qualche modo nutrirla. Così, con tenacia e tanta lettura, scrivere è diventato un bisogno fisiologico”.

E com’è nato il progetto “La poesia abbraccia il mondo”?
“Ho scritto la poesia ‘Parliamo con gli occhi’ nei giorni di ‘reclusione pandemica’, esattamente l’anno scorso, e l’ho condivisa sui socials. Ha trovato subito l’interesse di una traduttrice srilankese… poi, via via, si sono aggiunti altri, è stato un tam-tam spontaneo e meraviglioso, tutto questo calore inatteso! Eugenio Marino (scrittore e giornalista italiano, ndr) ha letto la poesia e mi ha proposto di passarla anche alle sue conoscenze all’estero e… da sette-otto lingue siamo arrivati a 14 fra cui Arabo, Zulu, Africaans, Sinhala e lingua dei Nativi del Canada, più la lingua italiana dei segni”.

Ne è scaturito anche un cortometraggio…
“Esatto. Nello scorso mese di febbraio un giovane videomaker , Guglielmo Filippini, ha girato un cortometraggio con ragazzi italiani e stranieri ispirandosi proprio alla mia poesia che che è diventata  un progetto corale, unendo persone e voci lontane, in un abbraccio cosmico, poetico, necessario in questo tempo sospeso”.

Di progetto in progetto, l’iniziativa si è allargata…
“Il poeta e scrittore italo-canadese Diego Bastianutti ha tradotto altre mie poesie in Inglese, Eugenio Marino ha raccolto il tutto nel suo sito ‘Andarsene sognando’ dedicato all’emigrazione nella canzone italiana (http://www.andarsenesognando.it/la-poesia-abbraccia-il-mondo/) e, infine, è uscito il libro ‘Il tempo necessario’ che raccoglie tutte le traduzioni di ‘Parliamo con gli occhi’, le altre mie liriche tradotte da Diego Bastianutti e che è introdotto dalla prefazione della giornalista e scrittrice italo-marocchina Anna Mahjar Barducci (nella foto, la copertina). E poi il progetto ha raccolto il consenso di istituzioni e realtà di respiro internazionale come la Società Dante Alighieri e l’FPM – Festival Internazionale della Poesia di Milano, oltre al Comune di Verona”.

La sua poesia gira il mondo, e lei? Se n’è mai “andata sognando”?
“Sì, quando a 18 anni ho preso la valigia e sono partita come ‘ragazza alla pari’ con la famiglia di un diplomatico libanese sposato con una donna ungherese. Sono stati  il mio ponte verso mondi sconosciuti”.

E cosa sogna oggi?
“Sogno di portare ovunque l’arte della poesia. Nelle scuole, nelle biblioteche, nei parchi, sui monumenti  e nelle strade. Già lo faccio, attraverso laboratori di lettura ad alta voce e reading musicali”.

Non resta che leggere la poesia… o “guardarla con gli occhi”, nel linguaggio dei segni. Buon viaggio.

“Parliamo con gli occhi”
Ci siamo scambiati sguardi
con gli occhi asciutti e la lingua legata
dietro maschere come fantasmi
abbiamo riconosciuto la stessa goccia
che ha generato la fiamma,
se il tuo cuore tocca il mio
ci capiremo, non sarà difficile ritrovarsi
ho visto la sofferenza
bussare di uscio in uscio
e l’anima per terra come un insetto
ci salverà la primavera con il suo parlare
ora, scrive parole d’amore
rivela piastrine luminose,
e siamo salvi.

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