TORONTO – Il costo della vita alle stelle e la crisi abitativa stanno spingendo gli elettori più giovani verso il Partito Conservatore. La conferma di una tendenza che si sta consolidando già da qualche mese arriva da un sondaggio di Abacus Data, che mette in luce come le fasce elettori dei giovani e dei giovanissimi abbiano intenzione di votare per Pierre Poilievre (nella foto) alle prossime elezioni federali, spinte soprattutto dalle difficoltà provocate dall’inflazione che sta attanagliando il Canada dalla primavera del 2022 – anche se negli ultimi mesi l’ondata inflattiva si è attenuata – e dai costi proibitivi delle case.
Chi vuole acquistare un’abitazione, in questo momento, deve fare fronte a cifre esorbitanti, tra depositi fuori portata e mutui a livelli record. C’è quindi voglia di cambiamento e come sempre accade, nella ricerca del capro espiatorio politico in una fase di crisi, il dito viene puntato verso il governo in carica. Secondo Abacus, se si votasse in questo momento nella fascia di elettori di età compresa tra i 18 e i 29 anni, i conservatori agguanterebbero il 36 per cento dei voti, contro il 27 per cento dell’Ndp e appena il 19 per cento dei liberali del primo ministro Justin Trudeau.
La musica non cambia nella fascia elettorale compresa tra i 30 e i 44 anni: qui il partito di Poilievre raggiunge quota 43 per cento, quasi il doppio del Partito Liberale, fermo al palo al 23 per cento.
Questi dati spiegano molto bene il livello di crisi di consenso che sta attraversando il primo ministro. Dalle elezioni del 2015, infatti, lo zoccolo duro dell’elettorato che ha premiato Trudeau è stato rappresentato dagli elettori più giovani, che ora stanno abbandonando in massa il partito.
Al contrario, uno dei punti deboli del Partito Conservatore guidato da Andrew Scheer prima ed Erin O’Toole dopo, era stato proprio l’evidente difficoltà di penetrazione nell’elettorato più giovane: un problema che in questa fase politica sembra essere risolto.
Ma il costo della vita è stato il soggetto di un secondo sondaggi, questa volta realizzato dalla Nanos Research, che potrebbe avere delle implicazioni di carattere politico a breve e medio termine.
Nell’indagine demoscopica in questione, al campione degli intervistati è stato chiesto chi, a loro avviso, sia stato il maggiore responsabile della corsa verso l’alto dei prezzi dei generi alimentari, che nell’ultimo anno e mezzo hanno toccato dei picchi mai raggiunti in passato e che sono stati in buona parte la causa principale dell’aumento generalizzato dell’inflazione in Canada.
Ebbene, le risposte sono state in un certo senso sorprendenti. Secondo la maggioranza degli intervistati, la colpa principale dei prezzi alle stelle risiede nella grandi compagnie di distribuzione come Lablows, Metro e Walmart. Se nel 2023 era il 28 per cento degli intervistati a puntare il dito contro di loro, nel sondaggio presentato ieri questo valore è salito a quota 32 per cento.
Secondo il 21 per cento del campione la colpa è del costo della benzina, che influenza il prezzo dei trasporti e fa lievitare il costo dei prodotti, il 13 per cento accusa le aziende produttrici di generi alimentari, il 7 per cento le condizioni atmosferiche, il 4 per cento la catena di approvvigionamento che risente della guerra in Ucraina e solo il 4 per cento punta il dito contro l’attuale governo guidato da Justin Trudeau.
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