TORONTO – Improvvisamente, o almeno così sembra, non si parla più di vaccini. Il che non è del tutto vero – stiamo parlando dei vaccini obbligatori e della relativa efficacia o inutilità delle vaccinazioni. Per due anni, da pubblico volenteroso, ci siamo fidati della nostra guida politico-amministrativa e medico-scientifica per fare le scelte giuste. Abbiamo portato rispetto.
Nelle ultime due settimane quella fiducia si è spezzata.
Per quanto ci riguarda, tutti nella nostra azienda sono stati vaccinati tre volte. Allo stesso modo, il nostro giornale ha cercato, assiduamente, di fornire informazioni e rendicontazione equilibrata e/o analisi delle iniziative legate al Covid-19 in tutto il mondo. Come riferimento, abbiamo costruito un nostro grafico matematico concentrandoci sui tassi di infezione, guarigioni, ospedalizzazioni, incidenza delle cure in terapia intensiva e, purtroppo, decessi.
Ovviamente ci siamo affidati alla qualità e alla frequenza delle segnalazioni da parte delle autorità competenti.
Quella qualità, coerenza e consistenza, purtroppo, era così irregolare che si è interrotta bruscamente quando “la gente ha smesso di credere”, a metà novembre, con il sorprendente arrivo di Omicron. Nessuno degli scienziati medici che governi e reti televisive avevano messo davanti a un microfono per spiegare il Covid-19 e le sue varianti sembrava sapere cosa stesse succedendo.
L’attenzione si è spostata dalle persone che potrebbero essere state infettate alla capacità del sistema ospedaliero di sorvegliare i malati e i moribondi.
L’implicazione di fondo era che per mantenere il sistema funzionante, noi malati dovevamo smettere di ammalarci.
Infine, il capo dell’Ontario Science Table, in onda, ha annunciato che l’efficacia dei vaccini era stata ridotta al 14% da Omicron. Il Chief Medical Officer dell’Ontario, alzando le mani, ha detto che dovremmo limitarci ad imparare a “convivere con il Covid”. I tribunali statunitensi hanno ordinato a Pfizer di rivelare le conseguenze previste dei suoi vaccini in tre mesi e NON nei 75 anni di segretezza che aveva richiesto.
Nella Colombia Britannica, il numero dei decessi – 2.224 – attribuiti per overdose di droga lo scorso anno è stato di poco inferiore a quello attribuito a una connessione con il Covid: 2747 (e, coerentemente con la media nazionale, circa la metà di questi per età e comorbidità). In Ontario, le scuole assomigliavano a porte girevoli, aperte e chiuse secondo il capriccio del ministro dell’Istruzione probabilmente il più distratto di recente memoria. I consigli scolastici hanno smesso di rivelare sia i dati delle assenze degli studenti e insegnanti che i risultati dei test Covid.
Suggerire che il livello di fiducia del pubblico è sceso sarebbe un grave eufemismo. A peggiorare le cose, i consulenti con acume politico di basso grado hanno convinto i loro leader a Ottawa e Toronto che la diffamazione e la demonizzazione dei critici è in qualche modo un sostituto strategico vincente per raccontare i fatti, mentre loro, invece, “trascorrono il tempo sulle piste di sci”.
Passiamo ai convogli dei camion. Indipendentemente dalle opinioni delle persone in merito alle loro motivazioni e al sostegno da qualsiasi luogo provenga, questi hanno violato le norme per forme di protesta “accettabili”. Fino a ieri le “autorità” erano ancora immerse nel gioco delle colpe: è giurisdizione di qualcun altro, “interferenza straniera”, dicono, “occupanti razzisti” di destra, e così via.
Ci è voluto un privato per chiedere un’ingiunzione del tribunale per spronare le autorità locali a liberare il ponte dell’Ambassador (nella foto in alto) e liberare il blocco commerciale che impediva a circa 400 milioni di dollari di scambi commerciali a doppio senso di muoversi liberamente. C’è voluta una “espressione di preoccupazione” da parte di un leader straniero – il presidente Biden – per spingere le nostre autorità all’azione. Nessuno parla più della necessità dell’obbligatorietà dei vaccini. L’Ontario ha ora implementato disposizioni di emergenza che gli consentono di assumere altri 1.800 agenti di polizia “che emetteranno multe stradali”, secondo un dipendente municipale di Toronto.
Nel frattempo, accademici ed esperti di sicurezza stanno condannando le [in]azioni di alti livelli di governo con epiteti caratterizzati da parole come “ipocrita” e “irresponsabile”.
Esperti di comunicazione che lavorano per i governi sono impegnati nel tentativo di minare la reputazione degli organizzatori come “illegali”, “razzisti”, “antisemiti”. Potrebbero essere tutte le precedenti, ma nessuno ha dimostrato che sia vero. Una cosa è certa, “loro” e le “loro capacità organizzative” sembrano aver preso il sopravvento, se si guarda alla diffusione del “movimento” a livello nazionale e internazionale.
I primi membri della leadership di quel movimento stanno lentamente emergendo: una donna Canadese Metis, un uomo Ebreo Canadese, un ex membro dell’esercito canadese, un professore del college Italo-canadese, un ex ufficiale dei servizi segreti. Qualcuno li ha contattati?
(traduzione in Italiano a cura di Marzio Pelù)
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