TORONTO – La Camera dei Comuni del Parlamento canadese (HoC) è un teatro politico. Le relazioni annuali delle agenzie governative e delle commissioni al Parlamento (HoC) rappresentano “i fatti” che emergono dal teatro e da quei “dibattiti”.
Questi danno al pubblico un quadro abbastanza decente di ciò che è diventato il nostro Paese, di come funziona e di quali alternative politiche potrebbe mettere in luce. Occasionalmente coincidono con commenti sulle questioni del giorno, intenzionalmente o meno. Il commento che ne segue è raramente positivo o lusinghiero per il partito al governo.
Che si parli di alloggi, occupazione, mobilità del lavoro, accesso ai servizi medici, istruzione o servizi di insediamento, le questioni relative all’immigrazione sono al centro della scena. Non ci si dovrebbe aspettare niente di meno quando il Paese si impegna ad accogliere sempre più immigrati, apparentemente senza “buon senso o ragione”. È stato ampiamente riferito che il ministro Miller, quando, nel momento del suo insediamento” ha detto “è un disastro”.
Probabilmente non lo è, ma il linguaggio drammatico è spesso più utile nel trasmettere l’urgenza dell’azione richiesta rispetto a una narrazione razionale – ammesso che ce ne sia una – accompagnata da fatti e numeri per sostanziare “scopo e programma” (buon senso e ragione). Ciononostante, i tradizionali obiettivi annuali di immigrazione da 200.000 a 240.000 di qualche anno fa hanno raggiunto i 431.000 l’anno scorso e sono destinati a superare i 500.000 entro il prossimo anno.
Fin qui tutto bene, come si suol dire. Abbiamo il CISIS (Canadian Security Intelligence Service) per effettuare analisi e raccomandazioni per informare il governo sugli orientamenti politici e sui potenziali risultati conseguenti relativi all’afflusso di migranti da aree al di fuori della nostra esperienza di prima mano.
Non è un segreto che il focus della nostra attenzione politica globale (politica, commerciale, demografica) sia orientato al Pacifico ed è sempre meno atlantista (“europea”). Il grafico a torta sulla pagina e i numeri provenienti dalle “primi dieci” paesi di emigrazione che evidenzia, suggeriscono una politica deliberata di targeting da parte del Dipartimento di Immigrazione. La quota proveniente dall’India è poco meno del 37% del totale, superando di oltre il 30% la seconda fonte, la Cina. È giusto chiedersi quali “posti vacanti” il governo stia cercando di colmare.
Il Report to Parliament 2023 di CISIS, non è utile per rispondere alle questioni di sicurezza legate all’afflusso di immigrati/rifugiati. Tuttavia affronta brevemente (pagine 28-33) l’interferenza straniera e lo spionaggio provenienti da quattro (4) dei paesi elencati nella tabella. Il Primo Ministro dell’India ha suggerito che il Canada potrebbe essere un rifugio sicuro per gli individui che fomentano il separatismo che rasenta il “terrorismo” in India.
Basti dire che il CISIS non è disposto a intromettersi in una questione ora davanti a una “inchiesta parlamentare” (l’assassinio di un Sikh Khalistani nella British Columbia). Non mostra la stessa reticenza nell’identificare “il movimento anti-gender [—] come una categoria di violenza […] derivante dalla misoginia, dall’omofobia, dalla transfobia, dalle interpretazioni religiose… o dalla paura generalizzata del cambiamento socio-culturale”.
Il prossimo passo sarà la censura della differenza di opinioni?
(Grafico di CIC NEWS)