ROMA – A sessantasette anni, Marino Sinibaldi ha lasciato sabato scorso la direzione di Rai Radio3, certamente il canale più ‘intellettuale’ della Radiotelevisione italiana.
Sinibaldi aveva mantenuto la carica per dodici anni, dal 2009: il direttore più longevo della storia di Radio3, per non dire della Rai in generale.
A spiegare questa decisione, Sinibaldi ha semplicemente commentato: “Ora vado via. Non per ragioni traumatiche, ma nel più traumatico dei modi: l’età”.
La gestione di Radio3 passa ora ad Andra Montanari, ex direttore del TG1, che si troverà a dover fare i conti con una eredità piuttosto ingombrante.
Giornalista e critico letterario, Sinibaldi ha infatti dato un’impronta molto personale all’emittente radiofonica, che si è distinta in questi anni (forse più ancora della sua controparte televisiva) come un’oasi di pace nelle trasmissioni chiassose e becere che formano gran parte del palinsesto radiotelevisivo italiano, pubblico e privato.
Tra le trovate più riuscite ricordiamo l’ideazione del programma “Farenheit”, in onda da più di vent’anni (la prima puntata risale addirittura al 1999, quando Sinibaldi era solo vicedirettore), una trasmissione in cui per tre ore i protagonisti assoluti sono i libri, tra letture, interviste agli scrittori, approfondimenti.
Nel prendere commiato ringraziando i colleghi e il pubblico, Sinibaldi riassume così la linea seguita dall’emittente: “Il cammino di Radio3 in questi anni è proceduto lungo questi singolari binari: da un lato la devozione alla tradizione culturale, ossia all’accumulo di cose belle e intelligenti che l’umanità ha prodotto attraverso i secoli; dall’altro la ricerca di valori ed esperienze nuove, che ogni volta tentano di situarsi all’altezza dei traguardi, le domande, le inquietudini del proprio tempo. Questo è diventato particolarmente vero nei tempi drammatici che stiamo vivendo”.
Nella foto il giornalista, critico letterario e conduttore radiofonico Marino Sinibaldi