TORONTO – Con un certo orgoglio, il giornale che avete ora tra le mani (o sullo schermo…) esibisce in prima pagina la sua data di fondazione, il 1954… una lunga vita. Tuttavia, a Toronto, quotidiani e, soprattutto, settimanali nella nostra lingua circolavano già durante i primi decenni del Novecento, esprimendo la vivacità della comunità italiana anche tramite quelli che erano allora gli unici mezzi di comunicazione.
Un decisivo impulso alla diffusione dei giornali fu inoltre dato dall’avvento del fascismo, soprattutto dalla seconda metà degli anni Trenta. Le gerarchie locali, infatti, tradussero il bisogno di un’italianità da difendere e preservare lontano dalla patria nell’apprendimento della lingua (con la creazione di scuole), ma anche attraverso la carta stampata.
Il clima politico e nazionalista incoraggiò dunque l’incremento delle testate giornalistiche, tanto a favore quanto in opposizione al regime mussoliniano. Una situazione che attraversò gli anni del conflitto bellico e che, in seguito, continuò (soprattutto), come ormai sappiamo, nella creazione dell’ancora duraturo Corriere Canadese.
È ormai passato molto tempo ed è forse difficile, se non impossibile, trovare delle vecchie copie di questi vecchi giornali, come, per esempio, quelle del Bollettino Italo-Canadese (detto anche “The Bulletin”): fondato negli anni Venti e con sede nella centralissima Elm Street è probabilmente il primo settimanale italiano comparso a Toronto.
Bisogna dunque esplorare gli archivi della metropoli (o, addirittura, quelli confederati di Ottawa), forse gli archivi diocesani e parrocchiali, oppure bisogna sperare in collezioni private, come quella, ricchissima, di Angelo Principe. Principe, eminente membro della nostra comunità, attivo studioso della presenza italiana a Toronto, per anni ha trovato, raccolto e censito migliaia di documenti italo-canadesi, soprattutto quotidiani e settimanali. Questo prezioso patrimonio è stato affidato alla biblioteca dell’università di York, ma una parziale consultazione è possibile in linea grazie alla preziosa banca dati allestita da Matteo Brera, la “Angelo Principe Italian Canadian Newspaper Collection”, di cui peraltro il Corriere si era già occupato qualche mese fa (in un articolo uscito il 21 maggio scorso).
Come erano fatti questi giornali? Prendiamo a esempio proprio il Bollettino Italo-Canadese. Composto in genere da cinque pagine da sei colonne ciascuna, il Bollettino apriva con notizie di politica internazionale e italiana, per poi lasciare spazio soprattutto alla cronaca “coloniale” e spicciola; leggo a caso dal numero del 16 ottobre 1936: Giuseppe Esposito, fruttivendolo su Bloor st., era stato nottetempo vittima di un grave furto; a Niagara Falls, la locale associazione “Stella d’Italia” aveva celebrato con una festicciola alla buona il Columbus Day; una tal Joseph Moore era stato arrestato per aver falsificato degli assegni appartenenti a un tal altro, Joseph Vessi, e via dicendo… In chiusura, tra quinta e sesta pagina, compariva in genere una puntata di un romanzo d’appendice: amori disperati, crimini efferati, misteri… di che sollecitare l’immaginazione dei lettori immigrati. Ma, soprattutto, lungo tutte le sei pagine campeggiavano, con varie dimensioni, pubblicità di ogni genere: biglietti per le navi che facevano spola con l’Italia, sigari, maccheroni, olio, vino e altri prodotti squisitamente italiani.
Ma perché i giornali sono così importanti per la storia dell’italiano a Toronto? Come detto, per molti anni, la carta stampata rappresentava l’unico mezzo di comunicazione a largo raggio. In assenza di radio e televisione, i nostri compatrioti ricevevano notizie dall’Italia e, soprattutto, della propria comunità, attraverso le colonne di un settimanale o di un quotidiano: informazioni politiche, ma anche schiettamente locali (una festa, una riunione di associazione, una celebrazione religiosa, etc.).
Un appuntamento regolare con la lingua: scritta certo, ma anche ascoltata e commentata. Spesso infatti si trattava di una lettura “comune”: ci si incontrava nei ritrovi di quartiere (un circolo, una taverna, un bar) per leggere e discutere insieme le novità della settimana. Qualcuno leggeva e altri ascoltavano e, eventualmente, commentavano.
Dunque, anche quegli immigrati che conoscevano poco o per nulla l’idioma patrio ricevevano una sorta di educazione linguistica, beneficiando di un regolare contatto con l’italiano.
Questa lenta (ma costante) acquisizione doveva certo interagire con il loro bagaglio di competenze orali e fornire il proprio apporto al variegato mosaico della lingua italiana a Toronto.
Franco Pierno
Nella foto, la prima pagina della prima edizione del Corriere Canadese datata 1º giugno 1954