First Nations

“Il Vaticano è vicino
ai Nativi e li ascolta”

CITTÀ DEL VATICANO – “Un clima di ascolto e di vicinanza”: così il Vaticano ha definito l’incontro svoltosi ieri mattina tra Papa Francesco e un gruppo di circa venti indigeni delle First Nations, accompagnato da alcuni vescovi canadesi. Stamani, invece, è prevista l’udienza finale del Pontefice con i tre gruppi incontrati in questi giorni: First Nations, Métis ed Inuit.

Come riferisce Vatican News, al termine del colloquio con il Papa, il gruppo di indigeni, vestiti in costume tradizionale, ha incontrato la stampa fuori da piazza San Pietro per raccontare i dettagli della mattinata. “È un giorno speciale” ha esordito Gerald Antonie, capo regionale degli indigeni delle First Nations, confermando che Papa Francesco ha ascoltato le loro parole.

“Quanto accaduto non sarebbe dovuto succedere – ha proseguito – vogliamo raccontarvi la nostra verità”. Il riferimento è al caso delle fosse comuni trovate in alcune scuole residenziali in Canada, istituite tra la fine dell’800 e gli ultimi decenni del ‘900, quando il governo canadese decise di oreganizzare delle strutture, in tutto il Paese, per “assimilare” culturalmente i bambini indigeni. Le scuole furono affidate alle chiese cristiane locali, tra cui quella cattolica. E proprio in queste scuole i bimbi subivano spesso maltrattamenti e abusi. Il caso, già noto, è riemerso con tutta la sua drammaticità l’anno scorso, in seguito al ritrovamento di una fossa comune nella Kamloops Indian Residential School. A quella “scoperta” ne sono seguite altre.

Da qui, la richiesta al Papa di recarsi in Canada per scusarsi a nome della Chiesa Cattolica per quanto avvenuto nelle scuole residenziali e la necessità di procedere insieme su un percorso di riconciliazione avviato già a giugno scorso dopo l’immediato “mea culpa” dei vescovi canadesi.

Nel corso del suo intervento, Gerald Antonie ha anche ricordato la speciale relazione che gli indigeni hann con la Madre Terra, “una Madre molto speciale, la Terra – ha spiegato – è la nostra casa”. Una casa da proteggere, come più volte ha sottolineato Papa Francesco, per questo è necessario “lavorare insieme perché non abbiamo più molto tempo”.

Lunedì, il Papa, in due diverse udienze, aveva ricevuto i rappresentanti dei popoli originari Métis e Inuit che nell’incontro con la stampa, nella stessa modalità di ieri, avevano ribadito la necessità di “verità, giustizia, guarigione e riconciliazione”.

“Il riconoscimento, le scuse, l’espiazione – aveva affermato Cassidy Caron, la giovane presidente dei Métis – sono molto in ritardo, ma non è mai tardi per fare la cosa giusta”. E poi aveva aggiunto che l’incontro con il Papa era “solo l’inizio di un percorso lungo e da fare tutti insieme, governi compresi”. Dalla delegazione Inuit, Martha Greig aveva confessato di avere detto al Papa che “la gente ha bisogno di guarire. L’ho invitato a venire in Canada, significherebbe molto per gli ex residenti e le loro famiglie”.

Un viaggio che il Vaticano aveva in realtà già annunciato, prima della serie di incontri con i Nativi, ma che ancora non è stato confermato. L’incontro finale di oggi con tutti i delegati potrebbe essere l’occasione per fare l’annuncio ufficiale.

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