Il Commento

Fallito golpe al YCDSB:
che imbarazzo!

TORONTO – Dal mio punto di vista, la regione di York riflette il Canada contemporaneo: valori solidi radicati nella Costituzione per guidare nuova gente in una terra estranea mentre si muovono verso l’alto. Il Corriere Canadese ha un interesse particolare per le sue vicende: il 31% dei suoi cittadini professano l’adesione al cattolicesimo; 145.000 fra i residenti si autoidentificano come di origine italiana (la stragrande maggioranza di loro manda i propri figli alle scuole cattoliche); gli italiani etnici – nel bene e nel male – sono “all’avanguardia” della leadership necessaria per riunire popoli diversi “per il bene del tutto”. A volte guidano; a volte seguono.

Per questi e altri motivi, per conto del Corriere, ho partecipato di persona alle riunioni dello York Catholic District School Board (YCDSB) quest’anno accademico, orari permettendo: è molto lontano dal nostro ufficio. Dal mio punto di vista, per inciso condiviso dalla nostra redazion, un trustee, Frank Alexander, tuttora presidente del Consiglio Scolastico, è uno la cui leadership vale la pena seguire, anche se non è italiano. È un uomo competente e una persona perbene: esattamente ciò di cui l’YCDSB ha bisogno in questo momento; e, comunque (se importa), è di colore.

Ieri sera, un gruppo di gentaglia composto da dirigenti del Provveditorato, ruffiani del sindacato degli insegnanti cattolici inglesi in Ontario (OECTA) e alcuni trustee amareggiati e fuorviati (Cotton, Crowe, Wigston) si sono posti l’obiettivo personale di spodestare il presidente Alexander.

Vergognosamente, includevano un’ “italiana”, Angela Grella, e Theresa McNicol, che un investigatore indipendente ha ritenuto “colpevole” di condotta discriminatoria contro gli “italiani” nel Consiglio. Gli altri quattro “italiani” (Barbieri, Di Meo, Iafrate, Saggese) sono rimasti fedeli ad Alexander, che a quanto pare “avrebbe perso”.

Com’è possibile, mi chiedevo apertamente, che le persone siano così stupide? Oppure siamo stati così ingannati quando il nostro sondaggio tra gli amministratori prima del voto ha suggerito un voto a parità?

Mentre stavo per uscire dal parcheggio, il direttore delle comunicazioni, Mark Brosens,  motivato da obbligo e cortesia professionale si è precipitato verso la mia macchina per indicarmi “un aggiornamento” sulle elezioni appena svolte. “Sembra che sia stato scoperto un errore nel tabulato del voto”, ha detto, visibilmente a disagio nel dover dare la notizia, “pertanto il procedimento sarà ripetuto mercoledì, in una riunione straordinaria del Consiglio, alle cinque in punto” .

In quanti modi si può dire: Accipicchia e WOW!

Era stato affidato il ricevimento e il conteggio delle schede, dieci in totale  ad un avvocato, Gillian Tuck Kutarna. I voti le sono stati tutti inviati elettronicamente, tramite messaggi di testo; il che significa che non potrebbe esserci alcuna manomissione. Doveva semplicemente spuntare di averli ricevuti; mostrare al Direttore che ciò è stato fatto ed annunciare il risultato. Il direttore ha voluto precipitosamente dichiarare vincitrice Elizabeth Crowe; ha chiesto la distruzione quasi immediata delle schede, per poi passare alla (ri)elezione della vicepresidente, Maria Iafrate, che è stata acclamata. Iafrate, a questo osservatore, aveva uno sguardo incredulo davanti agli esiti.

Ho condiviso la sua reazione. Nell’aria c’era puzza di malaffare. Ora il procedimento va rifatto. C’è solo una mossa che potrà chiarire le cose e “ripristinare la fiducia” nel sistema. Inizia con Elizabeth Crowe che dimostri dignità e classe ritirando la sua candidatura ed incoraggiando i suoi sostenitori straccioni ad unirsi a lei nel sostenere Frank Alexander.

Nelle foto in alto, da sinistra: Frank Alexander, Elizabeth Crowe, Maria Iafrate, Angela Grella e Theresa McNicol (dal sito del YCDSB)

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