Resiste ancora nella società occidentale la convinzione — toccante per certi versi, dannosa per altri — che le donne siano delle creature fragili bisognose della protezione dei più forti e brutali maschi. Altre culture non hanno sempre visto la questione alla stessa maniera.

È familiare la tradizione — considerata mitologica — delle Amazzoni dell’antica Anatolia, molto meno invece quella delle “Amazzoni di Dahomey”, l’unica istanza documentata nella storia militare moderna di unità combattenti femminili di prima linea.

Queste donne, che tra loro si chiamavano le N’Nonmiton—”nostre madri”—costituivano l’estremamente pericolosa guardia reale del Regno africano di Dahomey, oggi compreso nello stato del Benin. Oltre a proteggere il Sovrano, agivano come truppe d’assalto nelle molte guerre del Paese, uno stato schiavista la cui prosperità dipendeva dalla vendita dei prigionieri ai trafficanti bianchi che sulle coste africane si rifornivano di “merce” per i mercati delle Americhe.

Oggi si stima che il 20 percento di tutti gli schiavi africani forniti ai bianchi siano passati per Ouidah, il porto di Dahomey.

Le amazzoni dahomesi erano un corpo d’élite di circa 2mila donne—un terzo dell’esercito del Regno— addestrate alla più completa ferocia fin da tenerissima età, tipicamente dagli otto anni.

Visitatori europei riferirono di una sorta di rito di passaggio in cui le candidate N’Nonmiton dovevano gettare un prigioniero di guerra legato mani e piedi giù da una rupe per dimostrare la propria spietatezza. Armate di moschetti olandesi e machete, usavano prendere “testa e testicoli” dei nemici caduti e furono il terrore dell’Africa occidentale per due secoli.

Nel 1880 una delegazione francese in visita a Dahomey riferì di avere visto una recluta amazzone di circa 16 anni staccare la testa a un prigioniero con tre colpi di machete per poi leccare il sangue dall’arma, provocando urla di approvazione tra le sue compagne.

Nominalmente, le amazzoni erano tutte “mogli del Re”, ma intoccabili — anche da lui — e votate alla castità.

Prestare servizio tra le N’Nonmiton offriva alle donne l’opportunità di arrivare a posizioni di potere, di assumere ruoli importanti nel Gran Consiglio del Re o diventare personalmente ricche, sfuggendo dall’effettiva schiavitù femminile dell’epoca. Alcune venivano reclutate tra le mogli dei mariti che protestavano col Re per il fatto di non poterle “controllare”.

Secondo gli osservatori militari occidentali, erano davvero temibili in battaglia. Pure dopo l’espansione francese nel territorio durante l’ultimo decennio del 19° secolo, continuarono a incutere terrore. Il soldato francese che esitava a usare il fucile o la baionetta contro una donna spesso soccombeva. Un’unità speciale delle N’Nonmiton aveva come missione l’assassinio degli ufficiali francesi.

Le amazzoni furono finalmente distrutte come unità militare nella Battaglia di Cana del 1892 che suggellò il controllo francese sul territorio — una vittoria ottenuta impiegando mitragliere contro donne armate di machete e antiquati moschetti ad avancarica.

L’ultima N’Nonmiton, una tale Nawi che aveva combattuto i francesi a Cana, abitava nel villaggio di Kinta, nel Benin. È morta ultracentenaria nel 1979.

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