TORONTO – Le donazioni di organi aiutano a salvare vite umane.
Lunedì la Nova Scotia è diventata la prima giurisdizione in Nord America ad attuare la politica del “presunto consenso” per la donazione di organi. Ai sensi della legge sulla donazione di organi e tessuti umani, tutti gli adulti idonei in Nova Scotia sono considerati potenziali donatori di organi e tessuti dopo la morte. Secondo la nuova politica, si fa riferimento al “consenso implicito”, a meno che gli individui non scelgano di registrare la loro “dissociazione”. Questo “consenso implicito” non è applicabile a persone di età inferiore ai diciotto anni, a persone senza capacità decisionali ed a persone che hanno vissuto in Nova Scotia per meno di dodici mesi.
Eppure, cambiamenti del genere – pur essendo molto importanti – non si verificano rapidamente. La legge è stata approvata per la prima volta ad aprile 2019. Ci sono voluti circa 20 mesi di pianificazione e lavoro per garantire che i sistemi provinciali fossero attrezzati per gestire il cambiamento. Se le cose vengono fatte, vengono fatte bene.
C’è una buona ragione per cambiare. Un donatore può salvare fino ad otto vite con la sua donazione di organi. Inoltre, quel donatore potrebbe potenzialmente migliorare la vita di 75 persone con il dono degli organi e la donazione dei tessuti.
Eppure, nonostante i gesti salvavita che un donatore potrebbe effettuare con una semplice decisione, in Canada c’è ancora una carenza di organi. Secondo la Canadian Blood Services, alla fine del 2019, oltre 4.400 pazienti erano in attesa di trapianti. L’attesa può essere lunga e dolorosa: molti pazienti aspettano anni per quella seconda chance “di vita normale”. Purtroppo, alcuni non avranno mai quella opportunità. Nel 2019, 250 canadesi sono morti in attesa di un trapianto, rispetto ai 223 del 2018.
In Ontario il sistema funziona diversamente. Circa il 35% della popolazione si è registrato come donatore, in caso di morte. Bene, però a settembre 2020, circa 1.600 persone in Ontario erano ancora in attesa di un trapianto di organo.
La pandemia di Covid-19 non ha certo aiutato la situazione. Ad esempio, nel 2020, in uno dei primi cinque programmi di trapianto multiorgano in Nord America, c’è stata una diminuzione del 20% nell’attività chirurgica dedicata ai trapianti.
Il dottor Atul Humar, direttore medico presso il Centro Trapianti Ajmera dell’University Health Network, ha affermato che il personale medico ha eseguito 558 trapianti di organi presso l’istituto, nel 2020, rispetto ai 701 dell’anno precedente.
Il medico attribuisce il cambiamento ad un “calo della disponibilità di donatori di organi ed alla riduzione degli interventi chirurgici durante la prima ondata della pandemia”. La preoccupazione è che un maggior numero di pazienti soffra durante questa seconda ondata, poiché alcuni interventi chirurgici vengono “rimandati” per liberare “capacità ricettive” negli ospedali.
Il dottor Humar aggiunge, rassicurante, che “il trapianto è uno dei servizi prioritari durante le restrizioni Covid-19, in quanto esiste una guida provinciale per non perdere organi salvavita che diventino disponibili”.
Per quanto riguarda l’Ontario ed una legislazione simile a quella della Nova Scotia, non ci sono ancora progetti in merito. Il dottor Humar sostiene che si tratterebbe di una grande iniziativa: “Speriamo che i legislatori ed i politici dell’Ontario considerino questa opzione”.
Altri Paesi europei come la Spagna, il Belgio e la Francia hanno registrato aumenti di donazioni sino al 35 per cento dopo aver adottato un sistema di “presunto consenso”. Quando si tenta di spiegare l’elevato tasso di successo della Spagna (49,6 donatori di organi per ogni milione di abitanti) è il sistema di “presunto consenso” che viene forse citato più spesso (grafico 1, qui sotto).
Come in ogni circostanza, il cambiamento richiede tempo. L’efficacia di tale cambiamento nella legge e nei sistemi relativi richiede una combinazione di altre iniziative. Insieme, contribuiranno a creare una cultura generale più favorevole per la donazione di organi.