Canada

David Johnston: “Niente inchiesta,
raccomando invece
udienze pubbliche”

TORONTO – Niente commissione d’inchiesta, via libera a udienze pubbliche sulle interferenze estere. È questa la raccomandazione ufficiale presentata ieri da David Johnston (nella foto sopra), incaricato dal primo ministro Justin Trudeau di districare l’ingarbugliata matassa di una vicenda che da qualche mese a questa parte sta monopolizzando il dibattito politico nel nostro Paese.

A prima vista, la decisione di Jonhston – che non è vincolante, ma che il primo ministro si è impegnato ufficialmente a seguire per filo e per segno – sembra una soluzione bella e pronta per accontentare un po’ tutti: il rischio, come spesso accade quando si cerca la quadra di una soluzione complessa giocandosi la carta del compromesso, è quello di non accontentare nessuno. Johnston, pur avendo confermato per l’ennesima volta la presenza di evidenti interferenze stranieri nel processo politico ed elettorale canadese, ha sottolineato come la prima esigenza da parte del governo in carica sia quella di essere completamente trasparente e di permettere ai cittadini di venire a conoscenza dei fatti, delle circostanze e delle prove che sono state raccolte dalle varie agenzie di sicurezza federali: con un’inchiesta pubblica, che si regola su meccanismi fissi che non possono essere bypassati, per alcuni elementi potrebbe scattare il segreto di Stato per determinati motivi di sicurezza. Con le udienze pubbliche, invece, secondo Johnston, questo limite verrebbe scavalcato dalle testimonianze delle persone che saranno chiamate a dire la loro versione dei fatti. Insomma, tutto secondo Johnston sarà fatto alla luce del sole, mentre la commissione d’inchiesta pubblica avrebbe implicato determinati passaggi a porte chiuse. “I cittadini – ha dichiarato ieri lo stesso Johnston – hanno il diritto di conoscere i fatti sulla base del principio della trasparenza”.

“Ci sono gravi carenze nel modo in cui l’intelligence viene comunicata ed elaborata dalle agenzie di sicurezza fino al governo – ha poi aggiunto – ma non sono stati identificati esempi di ministri, il primo ministro o i loro uffici che consapevolmente o negligentemente non hanno agito in base all’intelligence, ai consigli o alle raccomandazioni”.

Secondo l’ex governatore generale, la presenza di interferenze straniere non ha avuto un impatto nelle due ultime elezioni federali.

Il rapporto di Johnston ha anche concluso, sulla base dell’accesso a documenti classificati e agenzie di sicurezza, che le accuse specifiche di interferenza che hanno dominato la conversazione politica erano meno preoccupanti di quanto suggerito dai media.

“Se visti nel pieno contesto con tutte le informazioni pertinenti, diversi materiali trapelati che sollevavano domande legittime risultano essere stati fraintesi in alcuni resoconti dei media, presumibilmente a causa della mancanza di questo contesto”, ha detto, indicando i rapporti di Global News e del Globe and Mail che hanno dominato la conversazione politica sulle interferenze.

Secondo Johnston un’inchiesta pubblica formale avrebbe portato allo svolgimento di molti passaggi chiave a porte chiuse.

“Ciò vanificherebbe il suo scopo primario – ha ribadito – che è la responsabilità pubblica attraverso la trasparenza”, aggiungendo che il processo pubblico dovrebbe “concentrarsi sul rafforzamento della capacità del Canada di rilevare, scoraggiare e contrastare le interferenze straniere nelle nostre elezioni e la minaccia che tale interferenza rappresenta per la nostra democrazia”.

“La scelta di raccomandare un’inchiesta pubblica – ha continuato Johnston – sarebbe stata la più facile, ma non sarebbe stata la più corretta”. L’incarico affidato da Trudeau a Johnston scadrà il prossimo ottobre e lo stesso ex governatore generale ha indicato che potrebbe essere lui stesso a condurre le udienze pubbliche proprio nella seconda parte del suo mandato.

La decisione non è piaciuta a Pierre Poilievre: “Johnston è un amico di famiglia di Trudeau ed è membro della Trudeau Foundation, quindi non avrebbe dovuto accettare l’incarico. Anche per questo non accettiamo che sia Johnston a presiedere udienze pubbliche o altre funzioni sulle interferenze e le ingerenze cinesi”.

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