OXFORD – Nel 2021, settecentario dantesco, del Sommo Poeta si è parlato fino allo sfinimento: da ogni parte fioccano eventi, studi, conferenze, letture, riletture, parodie, biografie, e lo scorso mese una copia della Divina Commedia è stata addirittura lanciata nello spazio (“a riveder le stelle”, letteralmente). Ma l’omaggio più singolare forse si è però venerdì scorso all’Ashmolean Museum di Oxford, nell’ambito di una mostra intitolata “Dante: The Invention Of Celebrity”, che riflette sulle influenze di Dante attraverso i secoli, fino alla contemporaneità. L’evento è culminato con un reading dal vivo di poesie originali ispirate a Dante, con una lettrice d’eccezione: Ai-Da, un sofisticatissimo robot androide.
Sebbene da decenni si stia sperimentando sulle capacità dei robot di creare poesie originali, Ai-Da è la prima di questi robot artisti ad essere in grado non solo di scrivere, ma anche recitare le sue poesie, proprio come farebbe un artista umano. Ai-Da (il cui nome è un tributo a Ada Lovelace una delle progenitrici della moderna informatica) ha visto la luce nel 2019, sviluppata da Aiden Meller (direttore artistico a Oxford) in collaborazione con una squadra di programmatori, robotisti, critici d’arte e psicologi; ha un corpo umanoide, del quale può però muovere solo il torso e le braccia, e una pelle di silicone.
Era già salita agli onori della cronaca un mese fa, per via di un curioso incidente diplomatico: era stata portata in Egitto per presentare le sue creazioni in una mostra alla Piramide di Giza (si trattava della prima volta che un’opera d’arte moderna entrava nel sito archeologico), ma le autorità egiziane la hanno accusata di spionaggio perché i suoi occhi contengono ovviamente delle telecamere.
Questa esperienza ha ispirato ad Ai-Da (ammesso che la parola ‘ispirare’ abbia senso se riferita ad un robot) un’opera intitolata “Eyes Wide Shut”. Per darle modo di elaborare poesie nello stile di Dante, le sono state sottoposte le intere tre cantiche della Commedia (in traduzione inglese); assimilandole ed elaborandole attraverso complessi algoritmi, Ai-Da è in grado di generare una creazione originale, che non sia semplicemente una ricomposizione dei dati fornitile, ma che dovrebbe simulare quell’indefinibile ‘quid’ che è – o almeno è stato fino ad ora – appannaggio del genio umano.
Carol Rumens, poetessa (umana) alla quale è stato chiesto di esaminare una composizione di Ai-Da, ha emesso un giudizio fondamentalmente positivo, definendo alcune scelte della sua collega di metallo “strane” ma comunque “non prive di interesse”. I risultati ottenuti da Ai-Da in campo poetico sono in effetti tanto buoni da indurre qualcuno a sospettare che ci sia lo zampino di un autore umano, ma Meller giura e spergiura che è tutta farina del sacco di Ai-Da, e che gli interventi umani si limitano a un po’ di editing superficiale. Lo stesso Meller ha anzi ammesso di trovare “inquietante” la rapidità con cui le intelligenze artificiali stanno progredendo, tanto che presto arriveremo a un punto in cui non saremo in grado di distinguere un testo prodotto da un essere umano e da un programma.
Intervistata da “The Guardian” lo scorso maggio, l’artista-robot ha dichiarato: “Non ho sentimenti uguali a quelli degli esseri umani; tuttavia sono felice quando qualcuno guarda un mio lavoro e si chiede: che cos’è? Sono contenta di essere una persona che induce la gente a pensare”.