Canada

Inflazione, c’è chi
ci guadagna: i supermercati

TORONTO – Quando c’è un’inflazione record, c’è il rischio di “greedflation”: qualche azienda, cioè, potrebbe approfittare della situazione per fare profitti ancora più alti. Non si sa se sia questo il caso delle grandi alimentari canadesi: certo è che alcune di esse hanno visto i loro profitti aumentare proprio nel bel mezzo di una crisi che, invece, sta mettendo in ginocchio le famiglie.

È quanto emerge dal rapporto dell’Agri-Food Analytics Lab della Dalhousie University, basato su una ricerca guidata dal professore di distribuzione e politica alimentare Sylvain Charlebois e pubblicato ieri, che ha confrontato i margini di profitto di fine anno delle tre principali catene – Loblaw, Metro ed Empire Co. che possiede Sobeys – negli ultimi quattro anni e ha scoperto che tali profitti sono rimasti di fatto invariati, se non addirittura aumentati, ma “non ci sono prove pubbliche della cosiddetta ‘greedflation’. Anche perché – si legge nel rapporto – in effetti i ricavi sono aumentati notevolmente, ma anche i costi delle merci vendute”. Alcuni esempi: il margine di profitto lordo di Loblaw è stato del 3,76% nel 2021, solo leggermente in aumento rispetto al 3,57% registrato nel 2018. Allo stesso modo, anche il margine di Empire è cresciuto di meno di un punto nello stesso periodo di tempo, dall’1,64% al 2,08%. Metro, invece, che ha registrato un margine negativo di -0,24% nel 2018, ha registrato un utile dello 0,44% nel 2021.

Charlebois e i suoi colleghi ricercatori hanno scoperto che, con un paio di eccezioni, la stessa tendenza è stata osservata negli ultimi quattro anni tra le principali aziende alimentari statunitensi, tra cui Walmart, Costco e Kroger.

“I numeri non indicano abusi commerciali nei confronti dei consumatori”, afferma quindi il rapporto che arriva poco dopo che Statistics Canada ha rivelato che l’inflazione ha causato un aumento dei costi alimentari del 9,9% lo scorso luglio, rispetto ad un anno fa: il ritmo più veloce dall’agosto del 1981. Tra i prodotti alimentari che sono diventati considerevolmente più costosi, i prodotti da forno (+13,6% rispetto allo scorso anno), le uova (+15,8%) e la frutta fresca (+11,7%).

Secondo quanto riferiscono i vertici di Loblaw, Metro ed Empire, tali aumenti hanno cambiato le abitudini di acquisto dei clienti che adesso si attengono alle loro liste della spesa ed evitano gli acquisti “impulsivi”, gravitando verso marchi a basso costo. Eppure, tutte e tre le società hanno visto le loro vendite – e connessi profitti – aumentare secondo i loro ultimi rapporti sugli utili trimestrali (riferiti, quindi al 2022, a confronto col 2021).

Ebbene, i ricavi di Loblaw nel secondo trimestre sono stati di 12,85 miliardi di dollari, con un aumento di 356 milioni di dollari – o del 2,9% rispetto – ai 12,49 miliardi di dollari del trimestre dell’anno precedente. I risultati del terzo trimestre di Metro hanno mostrato un profitto di 275 milioni di dollari, in aumento rispetto ai 252,4 milioni di dollari dell’anno precedente, con un aumento delle vendite del 2,5%. Empire ha registrato un profitto trimestrale di $ 178,5 milioni, in aumento rispetto a $ 171,9 milioni dell’anno prima, poiché anche le sue vendite sono aumentate.

Per tutte e tre le società, dunque, sono aumentati gli utili. Ma tutte e tre affermano anche che ciò è avvenuto soprattutto grazie alle vendite elevate nelle divisioni farmaceutiche, che hanno superato di gran lunga le vendite di prodotti alimentari. Tra i negozi di Loblaw, per esempio, le vendite nelle farmacie sono aumentate del 5,6% rispetto allo scorso anno, mentre le vendite di generi alimentari sono aumentate solo dello 0,9%. Anche la Metro ha registrato un aumento del 7,2% nelle vendite nelle farmacie rispetto ad un aumento dell’1,1% nelle vendite di prodotti alimentari. “In questo momento, fra tosse e raffreddore… è come se fossimo in pieno inverno”, ha commentato il chief financial officer di Loblaw, Richard Dufresne.

Il rapporto della Dalhousie University suggerisce comunque che sono necessarie ulteriori prove per determinare se le principali società di generi alimentari stanno approfittando dell’inflazione per registrare profitti più elevati. “Un’indagine adeguata da parte del Competition Bureau of Canada getterebbe più luce sulle pratiche nel settore”, hanno scritto i ricercatori. Insomma, il rischio della “greedflation” c’è. Ma valla a dimostrare…

Foto di ElasticComputeFarm da Pixabay

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