Canada

Covid-19, “la disinformazione
ha ucciso 2.800 persone”

TORONTO – Fake news, testimonianze e narrazioni personali utilizzare per suggerire un’interpretazione distorta della realtà e social network usati come mezzo di diffusione di false informazioni: si parla di questo e di molto altro nel rapporto redatto dal Council of Canadian Academies, organizzazione senza scopo di lucro che esamina argomenti scientifici complessi di interesse pubblico. Covid-19 compreso, come nel caso di “Fault Lines” (Expert Panel on the Socioeconomic Impacts of Science and Health Misinformation), un lavoro supportato da una bibliografia gigantesca (oltre sessanta pagine di references) dal quale emerge, chiaramente, che la disinformazione sul coronavirus ha causato gravi danni alla società canadese, contribuendo a più di 2.800 decessi e circa 300 milioni di dollari in visite ospedaliere e terapie intensive. Morti che potevano essere evitati e soldi che potevano essere impiegati altrove.

Secondo il Council of Canadian Academies, la disinformazione (cioè le informazioni diffuse da negazionisti, complottisti, no-vax, etc.) ha portato le persone a non credere che il Covid-19 fosse reale oppure a credere che fosse quantomeno esagerato, favorendo l’esitazione verso il vaccino. Esitazione che, secondo il rapporto, avrebbe colpito più di 2,35 milioni di persone tra il marzo ed il novembre 2021 (che è il periodo preso in esame dal rapporto stesso), un momento cruciale della lotta alla pandemia. Se quelle persone non avessero ritardato o rifiutato la vaccinazione, si sarebbero potuti evitare morti e ricoveri.

“Se quelli che credevano che il Covid-19 fosse una bufala o un’esagerazione – si legge nel rapporto – si fossero fatti vaccinare non appena un vaccino era disponibile, il numero dei ricoveri per coronavirus sarebbe stato inferiore di circa il 28% (circa 13.000 ricoveri in meno) ed i decessi sarebbero stati inferiori del 35% (circa 2.800 decessi in meno) nello stesso periodo”.

“I costi dei ricoveri ordinari e nelle terapie intensive derivanti dalla disinformazione sul Covid-19 – proseguono gli estensori del rapporto – è prudentemente stimata a 300 milioni di dollari nello stesso periodo. Questa stima fornisce solo un quadro parziale i costi integrali, in quanto escludono onorari medici, salari persi, costi ambulatoriali, costi del trattamento del long-Covid e costi sociali più ampi”.

“Per quanto difficile da quantificare – si legge nelle conclusioni del rapporto – , ci sono prove evidenti che la disinformazione provoca danni sostanziali a livello individuale, comunitario e sociale. Si nutre delle ed amplifica le divisioni e le disuguaglianze preesistenti, con i danni che cadono maggiormente pesantemente sui più deboli. In tempi di crisi o di emergenza, la nostra vulnerabilità alla disinformazione è accresciuta, così come le sue conseguenze. Abbiamo strategie e strumenti per aiutare a combattere questi danni, rafforzare e creare fiducia nelle nostre istituzioni ed aumentare la nostra capacità di riconoscere e rifiutare la disinformazione che incontriamo. Siamo tutti suscettibili alla disinformazione e vulnerabili ai suoi danni – proseguono gli autori dello studio – e la disinformazione è pervasiva e profonda, legata anche a questioni di identità, ideologia e politica. Ma, per quanto scoraggiante sia il problema, l’inazione quando si tratta di mitigare la diffusione della disinformazione sulla salute non farà che aggravare i danni esistenti e favorire il sorgere di nuovi problemi”. E concludono: “Non possiamo permetterci di voltare le spalle”.

È possibile scaricare e consultare il rapporto nella sua interezza cliccando qui: Report-Fault-Lines-digital

Foto di Trey Musk su Unsplash

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