Il Commento

Addio a Brian Mulroney. Che riposi in pace 

TORONTO – Per oltre dieci anni è stato un personaggio pubblico che ha segnato la sua epoca. È stato il promotore di cambiamenti sostanziali nei fattori legali, legislativi ed economici che avevano definito la Federazione Canadese sin dal suo inizio.

Per chi lo ha conosciuto, sarebbe stato praticamente impossibile reprimere sentimenti forti, in un modo o nell’altro.

Oggi non c’è più.

Quando il Primo Ministro Mulroney (nella foto sopra, da Wikipedia) lasciò la scena politica nel 1993, il Canada contava solo 28 milioni di abitanti. Statisticamente, un terzo di loro probabilmente, come lui, è ormai deceduto. Grazie soprattutto all’immigrazione, il Paese ha aggiunto altri dodici milioni di persone ai 28 milioni totali.

Il punto è che meno della metà dei canadesi potrebbe avere anche un lontano ricordo del suo impatto sulle nostre vite. La loro, e la nostra, posizione di ripiego è l’analisi accademica, spesso colorata da una prospettiva partigiana, del suo contributo alla realtà canadese che chiamiamo casa.

In tal caso perderemmo dei valori guadagnati tramite i dibattitai da lui generati.

Sono stato eletto per la prima volta nel 1988 nelle famose elezioni per la liberazione del commercio fra il Canada e gli USA, su fronti opposti. Il mio tono, addolorato e infuso di riferimenti ironici, non era intenzionati ad attirare elogi per gli avversari. E così è stato su diversi temi importanti. Ho cambiato tono per due motivi che mi hanno mostrato un’immagine più ampia dell’uomo.

A metà maggio del 1989 mio padre morì. Dopo il funerale nella chiesa locale alcuni parenti vennero a casa di mia madre per consolarla. Il telefono squillò. Risposi. “Questo è il centralino del Primo Ministro”, disse la voce dall’altra parte, “è lì il deputato Volpe? Il Primo Ministro vorrebbe parlare con lui. Potreste chiedergle di rispondere al telefono tra un minuto, per favore?”

Il numero telefonico di mia madre non era elencato; a nessuno che conoscevo era stato detto che ci saremmo fermati a casa materna. Qualcuno si era dato parecchio da fare per scoprirlo. Ok, dissi. A mia sorpresa, infatti, il telefono squillò di nuovo. “Ciao Joe. Brian qui”…ho interrotto con “Mr. Primo Ministro”… “Oh, smettila. È Brian che chiama per porgere le sue condoglianze, se le accetterai”. “Certamente, grazie”… “Ancora più importante, estendile a tua madre. Ne avrà bisogno più che mai, e ha bisogno della tua forza al suo fianco, in questi momenti difficili stargli vicina”

Gran classe. Non avrei mai pensato di ammetterlo. Nessuno dei dirigenti del mio partito lo ha fatto.

Ma la classe non era segno di debolezza. Quando le sue politiche attirarono il vetriolo da tutte le parti, elementi della stampa satirica prese di mira la sua famiglia. Un periodico caratterizzato solo degno di spazzatura e particolarmente scurrile lancio’ una campagna offrendo un premio a qualunque feccia potesse rivolgere le sue attenzioni alla giovane figlia adolescente di Mulroney. La maggior parte di noi parlamentari era scandalizzata.

Mulroney si sfogò pubblicamente con una risposta che andava più o meno così: “Ti fa venire voglia di andare a prendere una pistola per dare una lezione all’editore di questa sporcizia”. Il numero di persone nel mio stesso caucus che hanno espresso sostegno offrendosi di schierarsi come volontari per premere il grilletto per lui è stato sorprendente.

Nei trent’anni trascorsi da allora, ho avuto l’opportunità di incontrarlo più volte. Con la sua effusione cercava di nascondere l’ovvio: non stava invecchiando bene… ma mai dire mai.

Me lo immagino alle porte del Paradiso mentre discute con San Pietro dove accomodarsi: cosa vuol dire che il posto alla Sua destra è già occupato?

Condoglianze alla sua famiglia e agli amici. Che possa Brian riposare in pace.

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