TORONTO – È difficile credere che una volta fossero adolescenti. Certo, come nella foto che vedete in questa pagina, ci riferiamo ora a “uomini maturi” le cui storie di vita suggeriscono una maturità non immaginata nel primo giorno di Liceo Classico tanti anni fa. Ma dopo pochi minuti, l’immagine di quelle “matricole” – adoloscenti, in realtà – è tornata a fuoco.
Ho riflettuto su come questa collettività dinamica era, e rimane, un gruppo straordinario di Del Boys. Quando ci siamo riuniti per il 25° anniversario da laureati, ho notato come i talenti in sala sarebbero stati sufficienti, in numero e in qualità, a popolare le posizioni dirigenziali ovunque nel Paese. Non ho cambiato idea.
Ogni generazione ha la sua serie di sfide. Dal mio punto di vista, la “nostra” rifletteva le dinamiche demografiche di quella prima generazione del secondo dopoguerra i cui figli venivano integrati in una società canadese ormai in evoluzione.
Guardando indietro, è una società per il cui sviluppo quei ragazzi hanno svolto un ruolo importante. Non credo che nessuno di loro pensasse in quei termini allora. I loro genitori si stavano ancora adattando alla violenza dirompente ed alla distruzione di una guerra brutale – “ricostruendo”, fisicamente ed emotivamente, le loro vite ed i loro ambienti.
Certo, c’era un misto di etnie e diversità economica. Per lo più, i “Boys” erano di origine europea: inglesi, ungheresi, irlandesi, italiani, polacchi, ucraini. E sì, indossavamo tutti la stessa divisa.
La scuola, conosciuta affettuosamente come “Del”, allora come oggi, era (è tuttora) una delle principali scuole private dell’Ontario. Non potrebbe essere altro. Per questo dovremmo ringraziare la “ragion d’essere” dei Fratelli Cristiani di San Giovanni Battista de la Salle.
Tutto nel suo ambiente sembrava orientato allo sviluppo di un apprezzamento per le chiavi del successo: la necessità di pianificare, esercitarsi, mettere in discussione, testare le abilità, svilupparne di nuove ed applicarle tutte all’obiettivo a portata di mano.
Ad un certo punto, il suo Drum and Bugle Corps era il più ricercato del Nord America; i musical prodotti ed eseguiti da “Del” sono stati i migliori a Toronto, nessuno escluso; il suo programma atletico ha calpestato duramente i meno preparati e meno concentrati nei campionati delle scuole superiori dell’Ontario meridionale.
Alcuni dei “Del Boys” nelle foto ne erano i protagonisti. Non bisogna stupirsi di scoprire la stessa intensità tra i laureati.
In un’epoca in cui meno del 5% della popolazione adulta del Canada aveva un diploma od una laurea post-secondaria, “Del” poteva vantare (l’umiltà ha impedito al suo collettivo di farlo) un tasso di accettazione universitaria superiore al 90% dei suoi studenti laureandi, al loro primo tentativo. Questa coorte di “Del Boys” ha stabilito un nuovo standard di eccellenza per i numeri che hanno consentito la loro designazione di “Ontario Scholar” dopo essersi diplomati al Grado Tredici a seguito degli esami a livello provinciale: 80% o superiore nei migliori otto crediti, o almeno il 75% nei migliori nove.
Quei laureati forniscono (e fornirono) leadership negli studi legali in Canada; istituzioni finanziarie su Bay Street; imprese private; prospettive e competenze in studi di architettura, ingegneria, ricerca medica e farmaceutica; leadership educativa ed accademica ovunque.
Non male per ragazzi entrati per imparare ed usciti per servire. Non ricordo che nessuno di loro abbia detto che era facile. Si riuniscono periodicamente per ricordare, per ringraziare i Fratelli, l’un l’altro e per rimpiangere che il Tempo li abbia derubati di coloro che non ci sono più.
Sono tutti “Del Boys“.
Nella foto in alto, davanti alla residenza dei frati, da sinistra: Ted Amsden, Peter Stapley, Adam Vereshack, Niall Anglin, Don Buckley, Peter Barreca, Brian Horgan, D’Arcy Wickham, Joe Grella, Alessandro DiCecco, Victor Brunka, Witold Rybka, Joe Argier, Russ Coleman, John Artibello, Joe Volpe, Bob Chaskavich, Mark Borutskie, Pat Carroll, Zbigniew Berezowski, John Burns, Marek Malicki, John Madden