Ontario

Allarme lavoro in Ontario: tasso di disoccupazione più alto della media nazionale

TORONTO – Mentre i segnali che arrivano dell’economia sono ancora in chiaroscuro, in Ontario scatta l’allarme lavoro. Secondo gli ultimi dati resi noti da Statistics Canada, il tasso di disoccupazione in Ontario continua costantemente ad essere superiore rispetto a quello della media nazionale, con il 5,8 per cento della forza lavoro provinciale che il mese scorso era in cerca di occupazione rispetto al tasso ufficiale del Canada fermo al 5,6 per cento.

Numerose province hanno registrato su questo fronte dati più incoraggianti: in Manitoba il tasso di disoccupazione è al 4,1 per cento, in Saskatchewan al 4,8, in Quebec il valore è a quota 5 per cento mentre in British Columbia il tasso si ferma al 5,2.

Nella nostra provincia, in particolare, sul fronte occupazionale preoccupano i dati di tre aree ben precise: quella di Windsor Sarnia, con il tasso di disoccupazione al 6,7 per cento, quella di Toronto e del Nord Est della provincia dove il tasso è al 6,3 per cento. Al contrario, sono nettamente al di sotto della media provinciale Muskoka–Kawarthas (2,9 per cento), Ottawa (4,1 per cento) e le aree del Nord Ovest (4,3 per cento).

Secondo gli ultimi dati di Statistics Canada, in questo momento in Ontario la forza lavoro è composta da 8.380.000 persone su una popolazione totale di poco più di 13 milioni di abitanti. I posti di lavoro a tempo pieno sono 6.473.000, quelli a tempo determinato 1.431.000 mentre i disoccupati sono 483mila.

Ma in generale a preoccupare è la tendenza che si è registrata negli ultimi due semestri, che non è affatto positiva. Ad agosto, ad esempio, in Ontario i posti fissi erano 6.723.000: in pochi mesi sono stati quindi bruciati 300mila posti di lavoro, con una crescita di quasi 200mila posti di lavoro part-time.

Insomma, aumenta il tasso di disoccupazione e, parallelamente, cresce anche il precariato nella nostra provincia, con la perdita di posizioni fisse a favore di contratti a tempo determinato.

E questo chiaramente provoca un clima di instabilità, alimentato anche dal contesto economico che non è dei più rosei, con l’inflazione che solo nell’ultimo mese sembra essere rientrata sotto controllo, con i prezzi dei beni alimentari ancora alle stelle, con i tassi di interesse su valori record degli ultimi 20 anni e con i mutui ancora altissimi.

A livello regionale, comunque, c’è anche chi se la passa peggio, e questo ovviamente non è una consolazione ma un dato di fatto che serve ad inquadrare meglio l’attuale congiuntura economica che sta attraversando il Canada. Una instabilità occupazionale che si sente forte nelle province Atlantiche. La maglia nera spetta al Newfoundland e Labrador, con il tasso di disoccupazione che a gennaio è schizzato al 10,7 per cento. Sul secondo gradino del podio troviamo la Prince Edward Island, con il tasso a quota 8,7 per cento, seguita dal New Brunswick al 7 per cento e dalla Nova Scotia al 6,4 per cento.

Sorprende il dato dell’Alberta, uno dei motori economici del Paese, che registra un tasso di disoccupati al 6,2 per cento, un indicatore che conferma un trend negativo che dura ormai da mesi: a novembre il tasso era fermo al 5,3 per cento, a dicembre è salito al 5,6, per poi aumentare ulteriormente dello 0,6 per cento il mese scorso.

Su base annuale, invece il dato maggiormente negativo è quello del Quebec e della Prince Edward Island, che hanno visto aumentare il tasso di disoccupazione dell’1 per cento, seguiti dalla British Columbia (più 0,9 per cento) e Ontario (più 0,7 per cento).

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