Canada

Via la pubblicità
governativa da Facebook

TORONTO – Un fronte comune per a sostegno della legge C-18 contro le “intimidazioni” delle compagnie Big Tech. È quanto annunciato ieri congiuntamente dalla maggioranza liberale insieme a due partiti d’opposizione, il Bloc Quebecois e l’Ndp. E il governo federale, con una mossa a sorpresa, ha deciso di bloccare la sua pubblicità su Facebook e Instagram. A fornire i dettagli è stato proprio ieri il ministro Pablo Rodriguez, in una conferenza stampa congiunta insieme a Peter Julian dell’NDP e Martin Champoux del Bloc Québécois.

“Facebook – ha dichiarato l’esponente del governo liberale – ha deciso di essere irragionevole, irresponsabile e ha iniziato a bloccare le notizie. Questo è il motivo per cui oggi annunciamo che il governo del Canada sospenderà la pubblicità su Facebook e Instagram. Google, d’altra parte, è stato aperto a trovare una soluzione”.

A fargli eco il deputato blocchista. “La decisione di Meta di bloccare i contenuti delle notizie in Canada è deludente. È deludente e irresponsabile”, ha detto Champoux mercoledì. “La minaccia di Google di fare lo stesso è preoccupante”.

Champoux ha affermato che, invece di vedere il C-18 come un ostacolo al profitto, i giganti della tecnologia dovrebbero vederlo come un’opportunità per dimostrare che hanno a cuore la democrazia sostenendo una stampa libera e obiettiva e combattendo la disinformazione.

“Le aziende che fanno affari qui devono rispettare i nostri valori e rispettare le nostre leggi”, ha detto Champoux. “C-18 è uno strumento necessario.”

Julian ha dichiarato che mentre i media locali continuano a chiudere, e mentre quelli più grandi licenziano il personale, l’Online News Act è necessario per preservare la democrazia in Canada. “Stiamo dicendo a Meta e Google che devono rispettare le leggi canadesi e la democrazia canadese”, ha detto.

“Oggi abbiamo parlamentari che rappresentano i due terzi della Camera dei Comuni che dicono molto chiaramente che i giganti del web hanno tratto enormi profitti dal Canada e ora è il momento di restituire alcuni di quei fondi”.

In questa delicata partita a scacchi sulla quale si gioca il futuro del settore giornalistico canadese, Meta e Google non hanno alcuna intenzione di piegarsi a quanto stabilito dalla nuova legge canadese, che ha già ricevuto il Royal Assent ed entrerà in vigore il prossimo dicembre. Con la riforma i giganti del settore saranno obbligati a pagare un contributo agli editori dei media canadesi per le notizie che vengono pubblicate online, un provvedimento questo che è stato approvato a Parliament Hill dopo un lungo dibattito carico di polemiche, accuse e veleni.

Meta e Google, dal canto loro, dopo essersi opposti con ogni mezzo alla riforma – contestandola duramente – hanno deciso di passare dalle parole ai fatti: quando la legge entrerà in vigore, le due compagnie elimineranno dalle loro piattaforme i link per le notizie provenienti dai media canadesi.

Ora – e questo è anche il dubbio degli esperti del settore – resta da capire se la minaccia si concretizzerà veramente o se la mossa rappresenta solamente un tentativo di fare la voce grossa e di costringere il governo canadese a tornare al tavolo della trattativa.

Bisogna ricordare che fino a questo momento il Canada non ha mai usato la mano pesante nei confronti dei giganti del settore, a differenza dell’Unione europea dove negli anni sono state comminate multe multimiliardarie per ragioni di evasione fiscale, violazione delle regole della concorrenza e mancato rispetto delle norme che tutelano i diritti d’autore di contenuti intellettuali.

Il governo federale da un anno a questa parte ha invece deciso di cambiare direzione.

Nel farlo, però, fino all’annuncio di ieri non era riuscito ad uscire da quella contraddizione di fondo che il Corriere Canadese ha criticato molto spesso. Cioè, se da un lato Ottawa faceva la voce grossa, dall’altro nel distribuire le sue risorse pubblicitarie ai media continuava a destinare la stragrande maggioranza dei fondi proprio alle grandi compagnie Big Tech.

Insomma, il gioco di togliere con una mano per ridare con l’altra fino a questo momento non ha portato a grandi risultati, ma al contrario ha scontentato sia il settore dell’informazione tradizionale del nostro Paese, sia le grandi compagnie che hanno vissuto la riforma della C-18 come una sorta di voltafaccia da parte del primo ministro Justin Trudeau. Questo almeno fino a ieri, quando il ministro Pablo Rodriguez ha annunciato lo stop alla pubblicità governativa sulle piattaforme Facebook e Instagram, che fanno capo a meta.

I conservatori, dal canto loro, non hanno fatto fronte con gli altri partiti in parlamento. Il partito guidato da Pierre Poilievre ha tacciato la riforma come “la legge sulla censura di Trudeau”.

In alto, Il primo ministro Justin Trudeau (foto Canada PM)

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