Proseguiamo la pubblicazione degli articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove, viaggio tra i cimeli e i luoghi dell’anima” della poetessa Anna Ciardullo Villapiana e della docente Stella Paola, con la collaborazione di Gabriel Niccoli, professore emerito dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’Italian-Canadian Archives Project (ICAP), network nazionale sotto i cui auspici opera il suddetto studio poetico.
TORONTO – “We just wanted to bring our home here, bring back our roots”, dice Lilian Conti, nata a Sant’Onofrio, in provincia di Vibo Valentia, e trasferitasi in Canada nel 1959, all’età di dieci anni.
Il giorno della partenza si recò sotto l’albero dove soleva giocare e scavò con le mani nude una zolla di terra che ripose in un barattolo di vetro e portò con sé sull’Irpinia, viaggiando da Napoli, sulle onde cupe dell’Atlantico per quattordici lunghi giorni, per poi approdare al porto di Québec City, e proseguire in treno fino a Toronto.
In quel recipiente Lilian non scorgeva solo la terra, ma il volto di una madre ormai lontana che assorbiva le sue lacrime quando la nostalgia si faceva forte.
D’altra parte anche suo padre si era affrettato a raccogliere un tralcio di vite per poterla coltivare in terra straniera e si era portato anche la sua macchina da cucire ‘Singer’ (nella foto in alto) che dovette fare a pezzi per poter viaggiare, a pezzi, come quella sua identità ormai scucita che avrebbe rattoppato, ricucendo a scampoli di presente quei pochi brandelli strappati al passato.
La ‘Singer’ viaggiava avvolta in una coperta di lana sballottata dalle onde di un futuro incerto. Così come Penelope anche Mastro Antonio La Polla tesseva le trame e l’ordito della sua esistenza con disegni che avrebbe disfatto in terra straniera.
E anche la sua tela era un lenzuolo funebre che avrebbe avvolto nel sudario la sua vita passata per poter rinascere, per poter ricominciare.
Da bravo sarto, infatti, si trovò a dover lavorare in una fabbrica di miele. “Sopravvivere” era il suo motto, e per questo era disposto a cambiare, ad adattarsi, non senza periodi di scoraggiamento in cui si trovava a maledire questa terra fredda mentre cercava “di ricucire se stesso dopo la frattura”, come ha osservato il professor Niccoli.
“Non dimenticate di essere italiani”, diceva ai suoi figli mentre poneva tra le mani di Lilian un violino e le prometteva che un giorno l’avrebbe portata a vedere un concerto al Teatro alla Scala. Da buon sagrestano quale era in Italia, non smise mai di credere nella Provvidenza Divina che, un giorno, lo avrebbe guidato, proprio come fece con quei personaggi manzoniani dei Promessi Sposi che soleva leggere e spiegare ai suoi vicini nei pomeriggi assolati nei vicoli stretti del suo borgo natio.
Nel 1962 Mastro Antonio riuscì a realizzare il suo sogno, aprire una sartoria ad Harbord Street. I suoi abiti da uomo cuciti su misura, con garbo e minuzia nei particolari, presto si guadagnarono la stima di una clientela d’alta classe.
Nel 1964 la famiglia La Polla fu colpita da una grossa tragedia, un terribile incidente portò via Rosario, il fratello più piccolo di Lilian. L’evento colpì profondamente Antonio, che continuava a maledire il Canada versando lacrime amare, e la stessa Lilian che portò il lutto per tre lunghi anni, abiti neri cuciti sulla pelle di entrambi con stoffe tinte nel dolore.
Nel racconto di Lilian (nella foto sotto), nonostante le prove che ha dovuto affrontare con coraggio, si avverte forte un messaggio di fede. Finalmente, a tarda età, la nostra protagonista sente la voce di suo padre benedire il Canada perché fu proprio questa terra che, avendo accolto i suoi figli, permise loro di realizzare i propri sogni.
Lilian infatti si è laureata in teologia e insegna religione e arte nelle scuole superiori, ha pubblicato delle raccolte di poesie e ha coltivato la sua passione per la musica, continuando a suonare il violino.
Lo stesso Dio, che da bambina le ha fatto vedere uno scorcio di Paradiso, oggi le ha ispirato un libro in cui si cercano risposte alle domande dei suoi studenti liceali su temi di natura ontologica e teologica.
Anna Ciardullo Villapiana
Ecco la poesia di Anna Ciardullo Villapiana ispirata dalla storia di Lilian.
L’alito di Dio
mi soffiava dentro
da quando, bambina, lo sentii
svegliandomi
tra i fiori freschi del paradiso.
Lo scorgevo nell’ostia
e nei calici libati
su altari marmorei
coperti da stoffe nere
che mi avvolsero per tre anni
cucendo addosso un dolore.
Cadde infine quel lutto
e mi vestii di musica e di parole.
Intanto mio padre continuava a imbastire
fili di passato su stoffe seriche
che prendevano forme di corpi eleganti.
Quella macchina sulla nave della memoria
è rimasta avvolta da una coperta di lana
che riparò entrambi
dalle onde di un Atlantico cattivo.
Infine raggiungemmo il porto
senza gambe né piedi
ma riuscimmo a tenere insieme i pezzi
per abitare il lembo di una terra
benedetta dal gelo.
Anna, Stella e Gabriel: tre prof alla ricerca delle radici italiane
TORONTO – Le professoresse Anna Ciardullo Villapiana e Stella Gualtieri Paola stanno lavorando con entusiasmo e passione al progetto fra storia, cultura e poesia che si propone di raccontare, in modo nuovo, le tante vicende che hanno avuto come protagonisti, spesso silenziosi e sconosciuti, i tantissimi connazionali arrivati in Canada dal Belpaese.
Vicende che le due insegnanti conoscono bene, essendo entrambe di origine italiana e residenti in Canada.
Stella, la cui famiglia proviene da Figline Vegliaturo, in provincia di Cosenza, Calabria, è nata in Sault Ste. Marie, Ontario, e vive con suo marito a Waterloo. Insegna alla Resurrection Catholic Secondary School e per lei l’insegnamento è molto più che lavoro. È una vocazione profonda. Si impegna tantissimo ad aiutare gli studenti a scoprire se stessi attraverso qualsiasi curriculum – religione o lingue. Nella scoperta della sua Italianità, Stella si è dedicata allo studio della diaspora proprio come la sua collega e poetessa Anna Ciardullo Villapiana.
Anna, nata a Cosenza dove ha vissuto per circa trent’anni, nel 2003 si è trasferita in Canada dove, sposata, con due figli, ha iniziato la carriera di insegnante di Italiano e di interprete e dove ha potuto coltivare una passione che la accompagna fin dall’adolescenza: quella per la poesia. Qui, infatti, Villapiana ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Percorsi Interiori” nel 2007, seguita nel 2015 da “Frammenti di Luce” e nel 2018 da “Al di là del mare, Dialoghi DiVersi”. Stimata socia dell’AICW (Association of Italian Canadian Writers) ha partecipato a molte iniziative e svariate conferenze per la conservazione della lingua e tradizione italiane nella realtà canadese notoriamente multiculturale. È inoltre co-chair della Waterloo Chapter Committee dell’Italian Canadian Archives Project (ICAP), una rete di beneficenza fondata per connettere e coinvolgere comunità, gruppi locali, individui, esperti e istituzioni pertinenti-come archive e musei- in tutto il Canada al fine di preservare e rendere accessibile il patrimonio italocanadese.
E proprio questo suo percorso nell’Italianità l’ha portata a elaborare, insieme a Stella, con la collaborazione del professor Gabriel Niccoli dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’ICAP, il progetto in questione che, come si era detto in precedenza, trova adesso spazio nelle pagine del Corriere Canadese: ogni settimana, dunque, il nostro giornale racconta storie di immigrazione dall’Italia, partendo da un oggetto caro a chi è partito, per scelta o necessità, spesso lasciando “pezzi” di cuore nel Belpaese ma a volte portandosene qualcuno con sé.
Da queste storie, Villapiana si è lasciata ispirare per comporre poesie, sia in Italiano che in Inglese, intense ed emozionanti, che pubblicheremo insieme ai racconti degli emigrati.
Qui sotto, il trailer del progetto, realizzato con poesie di Anna Ciardullo Villapiana, letture di Gianluca Lalli e Stella Paola e musiche di Francesco DeGregori, Gianluca Lalli e Juneyt.