Canada

Tutti contro tutti in vista del riavvio del parlamento e del voto suppletivo

TORONTO – Sarà un autunno caldo, anzi rovente, per il governo federale. Nel giro di poche settimane il clima politico a Ottawa è diventato rovente, in vista del riavvio dei lavori parlamentari e delle due elezioni suppletive a Montreal e Winnipeg, in programma il 16 settembre.

A fare da detonatore agli equilibri che si erano ormai cristallizzati nelle stanze del potere è stata la decisione di Jagmeet Singh di stralciare il patto di legislatura siglato dallo stesso leader dell’Ndp con Justin trudeau nella primavera del 2022.

L’accordo tra Ndp e liberali prevedeva in sostanza il sostegno ndippino nei voti di fiducia all’esecutivo grit in cambio di alcune concessioni alle richieste di Singh nel Manovra di bilancio. La presenza di questa maggioranza asimmetrica e bipartitica ha contributo a portare una qualche forma di stabilità alla House of Commons che, seppure con qualche scossone, ha permesso all’esecutivo di minoranza guidato da Trudeau di portare avanti la propria agenda politica.

Ora, la mossa di Singh ha di fatto spezzato questi equilibri, con il Bloc Quebecois che improvvisamente è uscito dalla propria irrilevanza politica – almeno per quanto riguarda le dinamiche parlamentari federali – e che è invece diventato centrale nei giochi di potere. Il suo leader Yves-François Blanchet ha offerto a Trudeau una sorta di accordo sulla falsariga del patto di legislatura ormai accantonato, alzando però il prezzo sulle richieste e ribadendo – e non ce n’era bisogno – che tutti i provvedimenti del governo avrebbero dovuto portare benefici al Quebec.

E se sull’offerta blocchista il primo ministro non si è ancora espresso, dall’altro lato della barricata il leader del Partito conservatore è sul piede di guerra con un unico obiettivo: Jagmeet Singh. Pierre Poilievre, infatti, durante il caucus tory ha chiesto al leader neodemocratico l’impegno solenne a votare la mozione di sfiducia che i conservatori presenteranno “alla prima occasione utile”, molto probabilmente quando il governo poterà sui banchi della Camera dei Comuni il suo Update fiscale autunnale. Singh per ora non ha risposto direttamente a Poilievre, preferendo quindi mantenere la libertà di manovra in parlamento. In ogni caso i numeri ci dicono come un eventuale accordo liberali-Bloc Quebecois metterebbe fuori dai giochi Poilievre e Singh, visto che la somma dei deputati grit con quelli della forza autonomista supererebbe la soglia minima per avere la maggioranza assoluta alla House of Commons.

Ora, di fronte a questa fase di grandi tensioni, è spuntata nel dibattito politico anche l’ipotesi di “prorogation”, ciò di azzeramento dei lavori della Camera e il riavvio della legislatura ripartendo da zero. Difficile capire se questa mossa possa davvero portare dei benefici al primo ministro, se non quello di mettere in pausa eventuali manovre delle opposizioni per sfiduciarlo.

Sullo sfondo rimangono le due elezioni suppletive, in particolare quella nel distretto di LaSalle–Émard–Verdun, dove i liberali dovranno faticare pesantemente per conservare il seggio orfano dell’ex ministro David Lametti. In caso di sconfitta, la leadership di Trudeau potrebbe subire un nuovo – e forse fatale – scossone.

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