TORONTO – Finita l’attesa, la parola passa a Bank of Canada. Oggi infatti è atteso l’annuncio da parte del governatore Tiff Macklem sui possibile taglio dei tassi d’interesse, fermi alla soglia del 5 per cento dal luglio del 2023. E se nelle previsioni della vigilia non è stata registrata l’unanimità degli analisti economici sulla probabile svolta, i mercati finanziari scommettono sul taglio del tasso di sconto.
Gli indizi che vanno in questa direzione, cioè una sforbiciata dello 0,25 per cento, si sono accumulati nelle ultime settimane: il raffreddamento della crescita economica nei primi tre mesi del 2024, la stabilizzazione dei dati relativi alla disoccupazione, soprattutto il calo netto dell’inflazione, che ad aprile è scesa al 2,7 per cento rispetto al 2,9 per cento del mese precedente. Su questo fronte dobbiamo ricordare che proprio la corsa verso l’alto del costo della vita – iniziato nella primavera del 2022 – aveva obbligato la Banca Centrale ad avviare una politica di rialzo graduale dei tassi d’interesse: nell’agosto del 2022 abbiamo avuto il picco dell’ondata inflazionistica nel nostro Paese, quando è stato sfondato il muro dell’8 per cento. D’altro canto era stato lo stesso governatore Macklem ad indicatore la conditio sine qua non per l’abbassamento del tasso di sconto: riportare l’inflazione sotto controllo, con l’obiettivo dichiarato del 2 per cento.
Insomma, ci siamo o quasi, anche se la certezza per l’inversione di tendenza della politica monetaria di Bank of Canada l’avremo solamente oggi, tenendo comunque conto che nel caso in cui Macklem decidesse di mantenere i tassi al 5 per cento, lo farebbe solamente per un altro mese, spostando quindi a luglio una decisione che comunque appare inevitabile. Esiste infatti anche drappello di economisti che scommette sull’ulteriore rinvio dei tassi. La ragione è presto detta. In questi ultimi due anni Bank of Canada ha seguito un unico approccio, quello della prudenza.
Macklem ha dichiarato in tutte le salse che la Banca non avrebbe messo a repentaglio i faticosi progressi conseguiti nella lotta all’inflazione prendendo decisione affrettate e avventate: per questo motivo, visto che l’inflazione continua ad essere sopra il 2 per cento, tenendo conto che i prezzi dei beni alimentari sono ancora molto alti rispetto allo scorso anno e mettendo in preventivo un rincaro della benzina in vista dell’estate, è possibile che Bank of Canada mantenga invariato il costo del denaro ancora per un mese.
In definitiva, comunque, la sostanza non cambia. Bank of Canada sta per mollare la stretta inaugurata più di due anni fa, una morsa sui tassi che ha fatto impennare i mutui e tutte le altre forme di prestito creditizio.
I canadesi in questi ultimi 24 e passa mesi si sono trovati in mezzo alla tenaglia rappresentata dai tassi alle stelle e dall’aumento del costo della vita, il che ha determinato il crollo del potere d’acquisto e il calo dei risparmi, con un’impennata del debito medio che ovviamente ha penalizzato soprattutto le classi meno abbienti, ma che ha avuto delle pesanti conseguenze anche sulla classe media del nostro Paese.
Ora, con la possibile e probabile inveersione di tendenza, arriverà la tanto agognata boccata d’ossigeno, che avrà delle conseguenze anche sul mercato immobiliare.
Negli ultimi mesi, al fronte di una crisi abitativa che sta attanagliando il Paese, abbiamo assistito a un significativo raffreddamento nelle compravendite delle case, per via del costo troppo elevato dei mutui. Secondo gli analisti del real estate, il taglio dei tassi d’interesse procederà parallelamente a una ripresa generalizzata del mercato immobiliare, specialmente nella Greater Toronto Area, a Montreal e a Vancouver, da sempre le piazze più calde del nostro Paese.
In alto: il governatore di Bank of Canada, Tiff Macklem e la sua vice Carolyn Rogers