TORONTO – Il taglio delle emissioni di gas serra per il settore petrolifero e del gas naturale provocherà un declino economico e sociale in Alberta. È questa la posizione di Danielle Smith (nella foto sopra), che ha preso di mira il governo federale e in particolare il ministro dell’Ambiente Steven Guilbeault, per l’approvazione di un nuovo regolamento che prevede la limitazione del 33 per cento delle emissioni inquinanti entro i prossimi otto anni, tenendo come riferimento i dati del 2019.
E l’Alberta, dove quasi tutta l’economia ruota attorno all’estrazione del greggio e del gas naturale, le conseguenze saranno ovviamente più sentite rispetto al resto del Paese. Tanto è vero che nella ristretta cerchia dei fedelissimi della premier, è ormai assodata l’idea che il provvedimento voluto da Ottawa sia una sorta di misura punita per l’Alberta. “Sono molto arrabbiata – è sbottata la premier – sono infuriata perché abbiamo lavorato con loro per due anni e perché abbiamo un piano per ridurre le emissioni in modo responsabile da qui al 2050. Loro continuano a far vedere che stanno lavorando con noi in maniera costruttiva, e invece se ne escono fuori con la stessa identica policy presentata un anno fa senza alcuna modifica”. Insomma, il governo federale ha fatto le orecchie da mercante di fronte alle richieste della premier dell’Alberta, che invece aveva messo in piedi un piano di riduzione graduale delle emissioni per accompagnare la conversione green del tessuto petrolifero ed estrattivo della provincia.
Ma la questione non finisce qui: Smith è pronta a dare battaglia, puntando anche sul fatto che tra un anno molto probabilmente a Ottawa ci sarà un altro governo che potrebbe cambiare se non addirittura eliminare il piano ambientale dell’attuale esecutivo a guida Trudeau.
La premier, in ogni caso, ha dichiarato che il suo governo lascia la porta aperta a “ogni opzione di tipo legale”, incluso il ricorso di costituzionalità della norma applicando la nuova Alberta Sovereignty Act.
“Il primo passo – ha aggiunto – è quello di presentare una mozione nell’assemblea legislativa provinciale con alcuni dettagli su come abbiamo intenzione di andare avanti.”
Anche le reazioni dell’industria petrolifera e del gas sono arrivate subito dopo che i progetti di regolamento sono stati resi disponibili.
L’Associazione canadese dei produttori di petrolio (CAPP), un gruppo di pressione, ha dichiarato che i suoi membri ritengono che la bozza di regolamento sul tetto delle emissioni, se attuata, probabilmente scoraggerà gli investimenti in progetti canadesi di petrolio e gas naturale.
“Il risultato sarebbe una minore produzione, minori esportazioni, meno posti di lavoro, un PIL più basso e meno entrate per i governi per finanziare le infrastrutture critiche e i programmi sociali su cui i canadesi fanno affidamento”, si legge in una dichiarazione attribuita al presidente del CAPP Lisa Baiton.
La Pathways Alliance, un consorzio delle più grandi società canadesi di sabbie bituminose, ha scritto in una dichiarazione che il tetto è una “proposta fuorviante” che porterebbe a tagli alla produzione di petrolio e gas e avrebbe un impatto negativo significativo sull’economia canadese.
“Una diminuzione della produzione canadese non ha alcun impatto sulla domanda globale, il che significa che il petrolio di un altro paese riempirà semplicemente il vuoto e l’impatto previsto del tetto alle emissioni sarà annullato a livello globale”, si legge in una dichiarazione attribuita a Kendall Dilling, presidente di Pathways Alliance.
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