TORONTO – Canadesi favorevoli alla legge sul suicidio assistito ma diffidenti a consentire di ricorrere a questa pratica anche alle persone che hanno problemi di salute mentale. È questo il quadro che emerge dall’ultimo sondaggio condotto dall’Angus Reid Institute. I risultati indicano infatti che mentre il 61% dei canadesi sostiene l’attuale versione della legislazione, solo il 31% è d’accordo sul fatto che l’allargamento della norma già esistente a chi soffre di problemi di salute mentale dovrebbe essere approvata. Poco più della metà degli intervistati, il 51%, è contraria.
Sono numeri, questi, per nulla sorprendenti: l’inclusione nella legislazione del Canada che parla di “assistenza medica alla morte” (MAiD) delle persone affette da disturbi mentali come unica condizione per poter accedere al suicidio assistito ha infatti scatenato un acceso dibattito su entrambi i lati della questione a causa delle preoccupazioni che possa essere applicata in modo improprio.
All’inizio di questo mese, il ministro della Giustizia David Lametti ha presentato una legislazione che ritarderebbe l’espansione, che doveva entrare in vigore a marzo, per un altro anno. Lametti ha annunciato a dicembre che Ottawa intendeva chiedere il rinvio dopo aver appreso che il sistema sanitario potrebbe non essere preparato per “un regime ampliato”, aggiungendo che è necessario del tempo per “farlo bene”.
Dopo che i senatori hanno modificato il disegno di legge il governo liberale ha accettato di allargare l’ammissibilità alla legge sulla morte assistita nel suo aggiornamento del 2021. I senatori hanno sostenuto che escludere le persone con malattie mentali violerebbe i loro diritti: ciò ha portato all’integrazione nella legislazione di una clausola di decadenza di due anni, che era un aggiornamento della legge originale del 2016 che ha reso l’assistenza medica legale in Canada.
Mentre alcuni sostenitori della salute mentale hanno difeso l’espansione e criticato il ritardo di questo mese, i conservatori e alcuni medici hanno definito la mossa ’pericolosa’ in quanto potrebbe portare a morti prevenibili.
Va notato comunque che il sondaggio Angus Reid ha rilevato che il sostegno per MAiD in Canada è cresciuto dal 2016 e che anche l’opposizione all’inclusione della salute mentale è scesa dal 78% di sette anni fa.
Quando la legislazione originale è stata approvata, il 56% dei canadesi intervistati all’epoca era favorevole mentre solo il 16% era contrario mentre il 28% ha affermato di non essere sufficientemente informato sulla questione per avere un’opinione. Dopo l’aggiornamento del 2021, tale incertezza è scesa a un mero 11% e, sebbene il sostegno alla legge sia salito al 61%, l’opposizione è quasi raddoppiata al 28%.
Una maggiore resistenza all’allargamento della norma già esistente – il 65% degli intervistati – è stata registrata tra gli elettori del partito Conservatore mentre gli elettori liberali e dell’NDP erano ampiamente divisi, con circa il 40% contrario.
Inoltre il 64% del campione di persone intervistate indica il dolore cronico debilitante come condizione primaria per poter accedere all’“assistenza medica alla morte” (MAiD). Gli scenari non medici sono stati visti come ancora meno legittimi: solo il 9%, ad esempio, ha affermato che qualcuno che non è riuscito a trovare un alloggio a prezzi accessibili dovrebbe richiedere il suicidio assistito dal medico.
Il suicidio assistito, secondo la maggioranza dei canadesi intervistati – il 65% – dovrebbe essere però l’ultima opzione, quella da prendere in considerazione solo dopo che tutte le alternative terapeutiche disponibili non abbiano dato alcun risultato positivo.