Canada

Spettro recessione sui contribuenti,
Trudeau nel mirino di Pierre Poilievre

TORONTO – Le spettro della recessione in Canada si fa sempre più concreto. Con il passare dei giorni, aumenta sempre di più il numero di economisti che, sulla base dei singoli indicatori, vedono il nostro Paese diretto verso una fase di crisi economica acuta che dovrebbe iniziare alla fine del 2022 per protrarsi lungo la prima fase del prossimo anno.

La parola recessione spaventa, specie se associata al fatto che il Canada, come il resto del mondo, sta lentamente uscendo dall’incubo Covid durato più di due anni, con la pandemia che nei fatti non è ancora finita e che anzi sta dando gli ultimi colpi di coda con l’improvvisa impennata delle infezioni e dei ricoveri. Il Canada storicamente dagli anni Settanta ha vissuto solamente cinque recessioni, che sono durate dai tre ai nove mesi. La prima nel 1974, la seconda da nel 1980, la terza a cavallo tra il 1981 e il 1982, la quarta agli inizi degli anni Novanta e l’ultima nel 2008-2009, in coincidenza con la recessione mondiale scatenata dai mutui subprime americani, una crisi che mise in ginocchio la nostra economia, che durò sette mesi ma i cui effetti furono avvertiti anche negli anni successivi.

Ora resta da capire se la contrazione economica che ci attende sarà superabile senza troppi scossoni o se invece la fase recessiva è destinata ad accompagnarci anche per buona parte del 2023.

Da questo punto di vista Bank of Canada ha deciso di giocare d’anticipo, seguendo il principio della prudenza, cercando di intervenire in maniera energetica sull’inflazione con il rialzo continuato dei tassi d’interesse. Interventi, quelli della Banca Centrale canadese, che continueranno anche nei prossimi mesi.

L’inflazione, secondo gli ultimi dati disponibili, si è effettivamente raffreddata – con l’eccezione dei generi alimentari, che continuano a crescere a ritmo sostenuto un po’ in tutto il Paese – ma i rischi di un’inflazione fuori controllo non sono affatto scomparsi: basta vedere cosa successo negli ultimi giorni con il prezzo della benzina, che ieri ha subito un’impennata di 10 centesimi – un aumento record su base giornalieri – e oggi dovrebbe salire di altri 6 centesimi al litro.

Fiammate quindi, che gravano sulle spalle dei consumatori, come l’entrata in vigore proprio da oggi del balzello che i negozianti possono attivare per le transizioni effettuate con l’utilizzo delle carte di credito. E se il mercato delle case continua a dare segnali di rallentamento – sia sulle vendite sia sul fronte prezzi – il piano d’intervento del governo appare ancora in alto mare. Ecco allora che Justin Trudeau torna nuovamente nel mirino dei conservatori e del loro nuovo leader Pierre Poilievre.

Ieri il primo ministro è tornata a presenziare il Question Period alla Camera, dopo la lunga pausa dettata dagli impegni all’estero – il funerale della Regina Elisabetta II – e dalla visita delle province atlantiche messe in ginocchio dall’uragano Fiona.

La tesi delle opposizioni è molto semplice: il Canada sta vivendo una fase di grande fragilità economica che ci condurrà dritti dritti verso la recessione e il governo – dicasi il primo ministro Justin Trudeau – non sta facendo nulla per attutire il colpo.

Non si tratta solamente di immobilismo – è questa la tesi del leader tory – ma di mancanza di un’agenda di governo adeguata per preparare il Paese ad affrontare la crisi. Senza contare che potenzialmente saremo di fronte a una recessione globale, alimentata anche dal conflitto ucraino e dalla crisi energetica europea: tutti elementi che potrebbero zavorrare ulteriormente la nostra economia già in difficoltà

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