TORONTO – L’uomo armato che domenica scorsa ha ucciso cinque persone – tre uomini e due donne – in una sparatoria di massa all’interno di un condominio di Vaughan prima di essere ucciso a sua volta dalla polizia, era un residente che aveva preso di mira da anni l’assemblea condominiale dell’edificio intentando cause legali. Francesco Villi, 73 anni, era in perenne lite con gli altri residenti fino a quando due giorni fa la sua rabbia è esplosa e le persone prese di mira sono cadute sotto i colpi della sua pistola semi automatica. Anche una sesta vittima, una donna di 65 anni, è stata colpita dai proiettili ed è stata portata in ospedale ma le sue ferite non sarebbero gravi. Una strage annunciata, questa perpetrata da Villi, che ha scosso la comunità tutta. “La comunità è inorridita, è semplicemente indicibile immaginare che questo sia accaduto qui nella nostra comunità – ha detto il sindaco di Vaughan Steven Del Duca – oggi le bandiere sventoleranno a mezz’asta in tutti gli edifici della città”.
Nel frattempo, la polizia e la Special Investigations Unit (Siu) hanno iniziato a indagare sulla carneficina avvenuta al 9235 Jane St., un grattacielo di 16 piani appena a nord di Rutherford Road nell’esclusivo complesso di Bellaria Towers.
Quel che appare certo è che i rapporti tra Villi e gli altri condomini fossero ai ferri corti. Secondo i documenti del tribunale, l’assemblea di condominio aveva precedentemente presentato un’ordinanza restrittiva contro il “presunto comportamento minaccioso, offensivo, intimidatorio e molesto” di Villi. Erano state giudicate prive di fondamento le accuse “folli” mosse da Villi, convinto che i membri dell’assemblea stessero cercando di fargli del male intenzionalmente: a settembre un giudice aveva respinto le sue accuse contro tre membri dell’assemblea di condominio e altre tre persone, definendole “frivole e/o vessatorie”.
Del resto, ha rilevato il giudice condannandolo al pagamento delle spese legali, Villi “non aveva presentato alcuna prova a sostegno delle sue accuse”.
Accuse prive di fondamento che trovavano ampio spazio in messaggi e video deliranti postati dall’uomo sui social media. Villi affermava che gli imputati avevano commesso “Atti di crimine e criminalità dal 2010 in poi” e che una cabina elettrica che era stata costruita impropriamente sotto il suo appartamento, provocava “l’emissione di onde elettromagnetiche che nel corso degli anni gli hanno causato notevole dolore e sofferenza”. Villi ha chiesto milioni di risarcimento, sostenendo che gli imputati stavano “deliberatamente causando danni, stress fisico, mentale, finanziario, confusione, incapacità di riposare e dormire per oltre 5 anni, tormenti, torture che non possono essere spiegate a parole”. “Sono assassini… Mi stanno uccidendo a casa mia per interesse personale e per denaro. Voglio dire loro di smetterla, per favore, mi hanno fatto abbastanza male per sette anni – dice Villi in lacrime in un video postato online – posso morire in pace? Sono stati sette anni di torture”.
Sono deliri in piena regola quelli di Villi. Suo è il video in cui parla di parla di un’apocalisse in cui “Dio regnerà e solo coloro che sono puri sopravviveranno, mentre gli altri periranno per sempre”.
Il residente John Santoro, intervistato dal Toronto Star, ha affermato che Villi “non era un mostro” ma una persona che aveva bisogno di “un aiuto professionale”.